ANCORA QUARANTA GIORNI… (Gn 3,4)
«Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Anche a noi viene dato un tempo per la conversione. La parola di Dio torna sempre alla carica e, come per il profeta Giona, invita alla missione. Occorre andare“secondo la parola del Signore” verso Ninive, la “città dei sangui”, la città sanguinaria, che oggi può avere il nome della nostra città, ma dove c’è gente che Dio ama smisuratamente.
“Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”:è l’annuncio del profeta. Resta il tempo di una quaresima. Il verbo utilizzato (sarà distrutta), secondo gli esegeti può avere due significati: distruggere ma anche ribaltare-trasformare-cambiare. Giona predica la distruzione, mentre i niniviti scelgono la via della trasformazione. Non c’è creatura umana che sia irredimibile: l’amore di Dio è davvero più grande di ogni peccato!
“Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece”. Non siamo chiamati ad annunciare la distruzione, ma la “conversione” di Dio, che non solo dà fiducia ai suoi profeti, ma anche ad un popolo di stranieri, e per di più nemici, come quello che abita a Ninive. Ora se Dio ‘cambia’, figuriamoci se anche noi non dobbiamo cambiare! Per farlo occorre tornare al fonte battesimale, all’acqua che solo Cristo può donare, per essere, come Chiesa, la fontana del villaggio, l’oasi in mezzo al deserto della città, dove tutti possono fermarsi per saziare la propria sete.
Scrive papa Francesco: « L’impegno dell’evangelizzazione arricchisce la mente ed il cuore, ci apre orizzonti spirituali, ci rende più sensibili per riconoscere l’azione dello Spirito, ci fa uscire dai nostri schemi spirituali limitati. Contemporaneamente, un missionario pienamente dedito al suo lavoro sperimenta il piacere di essere una sorgente, che tracima e rinfresca gli altri. Può essere missionario solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi desidera la felicità degli altri. Questa apertura del cuore è fonte di felicità, perché “si è più beati nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Non si vive meglio fuggendo dagli altri, nascondendosi, negandosi alla condivisione, se si resiste a dare, se ci si rinchiude nella comodità. Ciò non è altro che un lento suicidio» (EG 272).
Eccoil cammino verso la pasqua: ripartire dal fonte battesimale per sperimentare il piacere di essere una sorgente, che tracima e rinfresca gli altri. “La chiesa – ebbe a dire il santo papa Giovanni XXIII – è come la vecchia fontana del villaggio, che disseta le varie generazioni”. Il maligno però è sempre in agguato, per cui occorre vincere le tentazioni che bloccano la spiritualità missionaria, come ricorda il vescovo Carlo al capitolo VII della sua lettera pastorale. A combattere queste tentazioni ci aiuterà anche l’itinerario battesimale di questa quaresima. La prima domenica ci porterà da Gesù tentato nel deserto, occasione per rinnovare le rinunce a Satana, mentre la seconda ci farà salire al Tabor per proiettarci verso la piena rivelazione pasquale, occasione per riscoprire la veste bianca ricevuta nel battesimo. Le ultime tre domeniche ci accompagneranno attorno al fonte battesimale col tema dell’acqua viva, della luce e della vita che risorge.
In questo cammino verso la Pasqua potremo riscoprire, con rinnovato entusiasmo, il dono della Fede ricevuto nel battesimo, vivendo un pellegrinaggio personale e comunitario al Fonte battesimale che potremmo rendere ancor più decoroso e bello di quanto non lo sia già normalmente. Inoltre ogni domenica si potrebbe riprendere uno dei segni del rito del Battesimo a partire dalla Parola di Dio che viene proclamata.
Giovanni Paolo II durante il suo primo pellegrinaggio in Polonia disse nella chiesa di Wadowice dove era stato battezzato: «A questo fonte battesimale, il 20 giugno 1920 mi fu concessa la grazia di divenire figlio di Dio, e di ricevere la fede nel mio Redentore e fui accolto nella comunità della sua Chiesa. Questo fonte battesimale l’ho già baciato una volta, solennemente, nell’anno del Millennio del Battesimo della Polonia, quando ero arcivescovo di Cracovia. In seguito lo feci un’altra volta (…) nel cinquantesimo del mio battesimo, quando ero cardinale, e oggi ho baciato questo fonte battesimale per la terza volta, giungendo da Roma come successore di San Pietro» (Wadowice, 7 giugno 1979).