In questo momento mi vengono in mente le parole cariche di affetto che Gesù rivolge ai suoi discepoli: “Ho desiderato ardentemente celebrare questa pasqua con voi”. E’ quanto vorrei dirvi in questo momento, ma penso è quanto vorrebbe dirvi anche don Francesco, celebriamo infatti la prima Pasqua con voi, ma penso che è quanto vorrebbe dirvi don Gabriele e anche don Gianni Anelli. Ma è diversa dal solito, a motivo delle restrizioni imposte per limitare i contagi. Una Pasqua in cui il Signore passa ancora, passa dentro le nostre case. Come un giorno è passato nelle case del popolo ebreo per liberarlo dalla schiavitù in terra d’Egitto, oggi passa per liberarci dal male e dalla morte.
In questa domenica delle Palme eravamo abituati a ritrovarci per celebrare l’ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme, anche noi con ramoscelli di ulivo e rami di palme. Ho visto ieri sera alcune foto della celebrazione dell’anno scorso: tanti ragazzi, giovani, adulti, anziani festosi in processione, tanta gente attorno alla mensa Eucaristica presieduta da don Gabriele. Quest’anno la viviamo così, vicini virtualmente, anche se sappiamo che incontrarsi comunitariamente, guardarsi nel volto, camminare insieme è tutt’altra cosa!
Possiamo però orientare il nostro sguardo verso Gesù, osannato ed accusato, acclamato e condannato. E’ Cristo l’ulivo tagliato da chi ha occhi e cuore solo per l’interesse, il potere, la propria gloria. Un ulivo tagliato ma che rigermoglia perché il Padre che è nei cieli sa che questo nostro mondo ha bisogno dell’olio della consolazione.
Anche noi, grazie al battesimo, siamo stati innestati in questo ulivo buono che è Gesù. Oggi non alziamo rami di ulivo per le strade, ma ci sentiamo noi ulivi che soffrono per la ‘potatura’ operata da questo terribile virus. Potati come Gesù! Ma germoglieremo anche noi: viviamo un tempo di passione e morte, ci consegniamo come Figlio nelle mani di quel Padre che, come un contadino, si prende cura delle sue piante. Egli sa che il mondo ha bisogno di essere unto con olio per lottare contro il male.
Oggi dovevamo celebrare la giornata mondiale della gioventù. Carissimi ragazzi e giovani, in questi giorni avete visto cadere a terra tanti vecchi ulivi, sono i nostri nonni, i anziani morti; ne avete visti altri spezzati sono le tante persone che si sono infettate, anche a motivo della loro generosità: erano punto di riferimento per le nuove generazioni, non scoraggiatevi, non rassegnatevi, non lasciatevi andare, ma giunga a voi l’invito di papa Francesco per questa giornata: “Giovane dico a te alzati”(Lc 7,14). Alzarsi! E’ il verbo della risurrezione! Sentite, anzi sentiamo vicino Gesù, in questo momento di passione e morte. Se saremo al monte degli ulivi e poi sul Golgota con Lui, con Lui arriveremo al terreno di Giuseppe d’Arimatea, al giardino della pasqua! Si carissimi siete voi quei giovani ulivi che, innestati in Cristo, possono produrre l’olio della consolazione che il mondo impazientemente attende. Amen.