Nei Vangeli del Natale continuamente ritorna il tema della LUCE. L’uomo ha paura del buio, non solo di quello della notte, ma soprattutto del buio che potremmo chiamare ‘esistenziale’. A volte è sufficiente una stella per non perdere la strada!
Il popolo di Israele conosce una storia fitta di tenebre, forse per questo, per secoli, ha atteso l’apparire di una stella di cui parlava una misteriosa profezia contenuta nel libro dei Numeri.
In questo libro è narrata la curiosa storia di Balaam e della sua asina parlante. Balaam era un indovino, un mago dell’Oriente, proprio come quelli di cui parla il vangelo di oggi. Un giorno egli, senza volerlo, fa una profezia: “Io lo vedo, ma non è un avvenimento che accadrà fra poco; lo sento, ma non è vicino: una stella spunta dalla stirpe di Giacobbe, un regno, nato da Israele, si innalza… Uno di Giacobbe dominerà i suoi nemici” (Nm 24,17.19).
Così parlava, circa 1200 anni prima della nascita di Gesù, Balaam, “l’uomo dall’occhio penetrante” (Nm 24,3) e da allora gli israeliti hanno cominciato ad attendere con ansia lo spuntare di questa ‘stella’ e cioè la venuta del Messia.
Il profeta Isaia, nel riaccendere questo sogno tra il popolo in esilio, vede cortei di gente in marcia, folle che, dalle tenebre e dalla nebbia fitta in cui sono immerse, si muovono attratte dalla luce che risplende su Gerusalemme: «tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore».
E S. Paolo nella lettera agli Efesini scrive che la visione di Isaia si è realizzata con la venuta di Cristo: «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo». Davvero “fratelli tutti”!
Ecco il senso del vangelo del Magi dell’Oriente che vedono la stella e si mettono in cammino: finalmente è arrivato il Messia, capace di portare luce dentro l’oscura storia umana. Essi sono l’immagine della Chiesa, composta da gente di ogni razza, tribù, lingua, nazione.
Lasciamo che questa parola ci aiuti a non farci rubare la speranza! Dal buio, per quanto fitto, dovuto a molteplici fattori, dalla pandemia ad un tradimento, dalla malattia alla perdita del lavoro, dalla depressione all’insuccesso scolastico, addirittura dalla morte, si può uscire! La luce è Gesù che facendosi uomo ci indica la strada per ritrovare la vita!
Se Dio fa la sua parte anche noi dobbiamo fare la nostra: c’è una ricerca da fare, che passa per l’attenzione ai segni dei tempi e per la conoscenza della Scrittura, e c’è un cammino da intraprendere, perché chi resta seduto nel tempio come i sacerdoti o Erode con la sua corte, non trova nessuno. Questo cammino non è facile. Scrive Eliot a proposito del viaggio dei Magi: «È stato duro venire, faceva freddo, / proprio il tempo peggiore dell’anno / per un viaggio, per un viaggio così lungo, / le strade fangose e il clima rigido, / la morte stessa dell’inverno» (T.S. Eliot, Il viaggio dei Magi).
E’ bello in ogni incontro uno scambio di doni, come siamo soliti fare in questo tempo di Natale. Come i Magi presentiamoci davanti al Signore non a mani vuote! Portiamo anche noi l’oro: consegniamo a Dio ciò che abbiamo di più prezioso, la nostra vita, mettiamola nelle sue mani, facciamoci guidare da Lui. Presentiamo anche l’incenso: impegniamoci a ‘bruciare’ un po’ del nostro tempo nella preghiera, perché salga fino al Signore. Portiamo infine la mirra, profumo utilizzato per avvolgere con amore il corpo di Gesù deposto dalla croce: prendiamoci cura dei corpi provati dalla sofferenza, dei fratelli più deboli. Chi ha fede non ha paura di sporcarsi le mani!
…E nella vita non ‘prostriamoci’ davanti a nessuno – il rischio c’è ed è grande – ma solo davanti al Signore che continua a presentarsi nella piccolezza di chi la storia seguita a sfigurare!