UNA PASQUA PIENA DI OLIO – Giovedì santo 14 aprile 2022

  1. PASQUA TRA ULIVI ED OLIO.

Gli ulivi ci hanno visto domenica scorsa incamminarci verso Gerusalemme e far festa a Gesù, tra tappeti stesi a terra, ramoscelli sventolati in aria e canti di festa. Questa notte, prima di tornare al monte degli ulivi, testimoni di tradimenti consumati con un bacio e di spade sguainate che feriscono fratelli, vogliamo fermare l’attenzione sul frutto di questa pianta: l’olio. In questa settimana santa, all’inizio del triduo pasquale, troviamo un’abbondanza di olio a ricordarci che Gesù è “l’unto”, il Cristo nella lingua greca o il Messia nella lingua ebraica, il consacrato, il profeta, il re, il sacerdote, Dio fattosi uomo.

Abbiamo portato all’altare l’olio degli infermi che sarà spalmato sulla fronte e sulle mani dei sofferenti, l’olio dei catecumeni che ungerà il petto dei bimbi o adulti chiamati a lottare contro il male e il maligno, l’olio crismale che verrà posto sulla fronte dei cresimandi o nelle mani dei presbiteri e dei Vescovi, chiamati a spandere ovunque il buon profumo di Cristo. E’ l’olio consacrato questa mattina dal Vescovo, segno dello Spirito che produce comunione: nel battesimo infatti siamo diventati figli e quindi fratelli, nella cresima siamo stati chiamati a testimoniare la bellezza di questa figliolanza e di questa fraternità, nell’unzione degli infermi diciamo la nostra attenzione a chi è più fragile e bisognoso di consolazione, perché nessuno si senta trascurato dalla comunità. In questa notte così particolare vogliamo fare il pieno di questo olio, perché essere sempre di più una chiesa sinodale, una chiesa che cammina insieme, verso il Signore che passa!

  • EUCARESTIA, PANE DELL’UNITA’

Questa notte se posiamo lo sguardo sull’assemblea vediamo tutta la bellezza di questa Chiesa, nonostante le rughe del tempo e i segni del peccato dei suoi figli, vediamo la bellezza anche di questa nostra Chiesa. Ci siamo tutti: bimbi e anziani, giovani e adulti, gente che fa cammini di fede diversi ma seduti attorno all’unica mensa, tutti uguali nella dignità ma disponibili a svolgere servizi diversi.

Non camminiamo insieme perché ci siamo simpatici – non sempre è così – o perché abitiamo nello stesso territorio, ma perché, grazie al Sacramento dell’Eucarestia, formiamo l’unico corpo di Cristo. Scrive S. Agostino:Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi il pane è il corpo di Cristo, il calice è il sangue di Cristo”. L’Eucarestia non solo rende presente, qui ed ora, il Risorto e ci assimila alla vita e alla morte del Signore, ma ci rende un solo corpo. Scrive ancora questo padre della Chiesa: “Pur essendo molti, formiamo un solo corpo. Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti…come infatti perché ci sia la forma visibile del pane molti chicchi di grano vengono impastati fino a formare un’unica cosa…così è anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino. Molti acini sono attaccati al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt’uno. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessimo parte di lui, consacrò sulla sua mensa il sacramento della nostra pace e unità. Chi riceve il sacramento dell’unità e non conserva il vincolo della pace riceve non, un sacramento a sua salvezza ma una prova a suo danno”. Ecco perché come dicevano i primi cristiani “senza l’Eucarestia non possiamo vivere!”. Possiamo essere dei credenti ma non dei cristiani! E’ questo pane, è questo vino che ci unisce, ci permette di camminare insieme, ci fa portatori di pace. Se prendiamo sul serio il dono che Gesù ci fa nell’ultima cena, non possiamo fare guerre, né le piccole né le grandi guerre, nessuna guerra. Mai possiamo essere per la guerra! Attorno alla mensa del Signore si edifica un mondo di pace! Cari bimbi, voi che vi state preparando a ricevere l’Eucarestia, pensate a quanto ci ha amato e ci ama Gesù: ha dato la vita per noi, rimane con noi sempre, si mette nelle nostre mani anche quando non lo meritiamo, pur essendo molti ci fa parte dello stesso suo corpo! Al termine di questa celebrazione vi consegneremo un pane: imparate a spezzare il pane con le vostre famiglie, con gli amici, e anche con chi non amate e non vi ama abbastanza, perché è nello spezzare il pane che si riconosce quel Gesù che cammina con noi.

  • FARSI LAVARE I PIEDI

Carissimi, se come scrive l’apostolo Paolo, nell’ultima cena Gesù dice “Questo è il mio corpo”, nel vangelo di Giovanni Egli “mostra” questo corpo, un corpo che si spoglia per indossare i vestiti dello schiavo, e lo fa proprio nel mezzo della cena, non all’inizio come avveniva solitamente, quasi a dire che non si tratta solamente del gesto tipico di ospitalità, di servizio compiuto da un servo, ma del gesto amante del maestro verso i discepoli.  Ed è stupefacente che Gesù intende istituirlo come prassi comunitaria: “vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come ho fatto io”. Chiaramente Gesù ha compiuto un gesto chiedendo di continuare a farlo dopo di Lui, come facciamo per la celebrazione dell’Eucarestia. E la resistenza non è solo di Pietro. La lavanda dei piedi oggi è un sacramento dimenticato o rimosso! A volte ‘ci serviamo di Dio’, come avveniva per alcuni scribi e farisei, a volte pensiamo di dover ‘servire Dio”, considerato più come un padrone che come un padre. In realtà Gesù ci ricorda che Dio è colui che ci serve! Egli ci chiama amici, non servi. Ci invita ad imitarlo, a metterci a servizio gli uni degli altri, perché i verbi servire ed amare si identificano! Carissimi ancora una volta ci viene proposto di fare il passaggio dal “sacramento dell’altare” al “sacramento del fratello” che di volta in volta assume il volto del marito o della moglie, del figlio o del genitore, del vicino di casa o di chi consideriamo nemico. Non dimentichiamo che il lavare i piedi al tempo di Gesù era considerato un gesto di ospitalità per cui non possiamo non pensare ai tanti fratelli e sorelle che arrivano nel nostro paese, dall’oriente, come i profughi che hanno dovuto lasciare l’Ucraina per la devastazione della guerra, ma anche dal sud del mondo: sono fratelli e sorelle anche loro! A volte lo dimentichiamo. Non possiamo camminare insieme ‘tra di noi”, ma accogliendo quel Cristo che si nasconde nei tanti crocifissi di oggi. Come sarebbe bello se la nostra fosse, ancora di più, una comunità dalle porte e dalle braccia aperte, dove chiunque arriva si sente a casa, dove c’è sempre qualcuno pronto ad inginocchiarsi davanti a chi ha piedi impolverati e stanchi, generosamente e teneramente.

Solo così vedremo tornare anche i ragazzi e giovani che forse, pian piano, stanno prendendo coscienza che in qualsiasi forma di ‘scontro’ si trova solo la morte, mentre nell’incontro fraterno si sente la vita che è inscritta nel cuore di ognuno; che nel nichilismo si trova solo la noia, in Dio la gioia del vivere e del servire.

  • QUESTA NOTTE SONO NATI ANCHE I PRETI

Un ultimo pensiero. Questa notte sono nati con l’Eucarestia anche i preti, nella stessa notte, nella stessa casa, attorno alla stessa mensa.

Scriveva don Tonino Bello: “Miei cari fratelli presbiteri, chiediamo incessantemente al Signore la grazia della schiavitù. Che nessuno di noi si senta proprietario del popolo, gestore delle sue sorti spirituali, manipolatore della sua coscienza, agente segreto delle sue scelte libere, condizionatore delle sue opzioni. Ma semplicemente servo”. Ricordo come al termine della prima Messa concludevo le poche parole rivolte al popolo di Dio, chiedendo al Signore di consumare per Lui e per la gente la mia vita fino all’ultimo respiro. Questa notte pregate anche per me, perché possa essere totalmente a vostro servizio, gioiosamente e teneramente; perché possa assomigliare a quel Gesù che ha dato tutto, che si è chinato fino ai piedi dei suoi, che ha amato in maniera esagerata e senza misura; perché nel mio cuore e nella mia vita ci sia sempre posto per gli ultimi, per chi è scartato, per chi non è amabile. Pregate per me! E pregate anche per don Gabriele che questa sera è a sostituire un prete malato. Pregate perché il Signore lo custodisca in salute e possa continuare ad esercitare a lungo il suo ministero paterno in mezzo a noi. Pregate anche per don Gianni Anelli perché accetti con gioia le fatiche tipiche dell’età che avanza. E preghiamo anche per tutti i preti che fanno fatica o non ce l’hanno fatta a seguire Gesù nel sacerdozio ministeriale. Li sentiamo fratelli ed amici.

  • NELLA NOTTE RIMANIAMO CON GESU’

Al termine di questa celebrazione porteremo l’Eucarestia nella cappellina per l’adorazione. Viviamo questa notte un momento di fronte a Gesù.  Stiamo un po’ con Lui.

Ritroveremo in quel luogo l’ulivo e l’olio. I fiscoli presi dal frantoio,le brocche, la lampada che arde racconteranno dell’abbondanza dell’olio che scaturisce dalla vita ‘torchiata’ di Cristo…questa notte prendiamo questo olio, portiamolo con noi, perché, come fece un giorno il buon samaritano, anche noi possiamo piegarci e versarlo sulle ferite di chi viene lasciato tramortito a terra. Amen.