OMELIA MESSA DI MESSANOTTE
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
In questa notte, che appare ancora più buia,
avremmo voluto dire al Signore
che finalmente è stato acceso un fuoco
per distruggere ogni armamento,
e gettarvi i vestiti sporchi di quel sangue,
spesso innocente, che ogni guerra, inutilmente, sparge.
Bambino Gesù,
“Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace”
le tenebre più che diradarsi,
sembrano infittirsi, e purtroppo, con un nodo alla gola,
siamo qui a dirti, che non è finita ogni oppressione!
Anzi, una delle tante guerre, si è fatta vicina.
Sui terreni dove ancora si combatte,
non si è potuto seminare il grano e,
molti campi, non vedremo biondeggiare per le messi.
Forse a tanti, troppi, mancherà il pane quotidiano
per la pazzia di potenti, senza scrupoli,
che mandano i più i giovani e i più poveri
a distruggere e a morire.
Come i pastori, immersi nel buio della notte,
sveglia anche noi, o Signore, dal sonno dell’indifferenza.
Donaci di vergognarci delle nostre invidie,
delle nostre gelosie, del nostro chiacchiericcio,
dei rancori alimentati, dei saluti non dati,
degli abbracci negati, dei soli tramontati sulla nostra ira.
Se necessario, Signore, scavaci le orecchie,
scaldaci il cuore, irrompi nelle nostre menti,
fa risuonare con forza l’annuncio della moltitudine celeste,
ascoltato dai pastori nella notte di Betlemme:
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
In questa notte santa, siamo qui,
nonostante tutto, con il cuore pieno di gratitudine.
O Gesù, che non ti sei stancato di noi:
un giorno sei nato a Betlemme,
la “casa del pane”,
oggi ti uccidono ancora in Ucraina,
il “granaio del mondo”,
donaci ancora la tua vita
“pane del cielo”
per chiunque ha fame.
Le ‘ostie’, realizzate dai nostri bimbi,
con acqua e farina, poste sull’albero di Natale,
le spighe di grano, tra rami di abete e agrifoglio,
la pagnotta che diventa tua culla…
tutto parla di Te, Dio che ti fai carne,
“buono come il pane”;
tutto parla dell’Eucarestia,
“farmaco di immortalità”;
tutto narra di un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia,
che viene a saziare ogni nostra fame di vita
col suo corpo ‘spezzato’ per noi.
E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini
e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani.
Le mele, poste accanto al pane,
raccontano del gioco sbagliato della nostra libertà
che da sempre vuole eliminarti o Dio.
Ma questa notte,
siamo qui per dirti che vogliamo accoglierti,
come hanno fatto Maria e Giuseppe.
Non è sempre facile riconoscerti…
sei dentro la nostra storia come nel nostro presepe:
ti si deve cercare per trovarti,
messo in un angolino:
sempre discreto, mai invadente.
Aiutaci a riconoscere la tua presenza in mezzo a noi:
ad accorgerci che sei in Vito,
il ragazzo in carrozzina
che ogni domenica viene a Messa con la sua mamma;
a vederti negli occhi lucidi di Lucia e Giordano
costretti a rivolgersi al volontariato vincenziano
per avere alimenti da mettere sulla loro credenza vuota;
a visitarti in nonna Assunta,
magari con la scusa,
di portare del prezzemolo cresciuto sul balcone,
perché da quando è morto Ernesto suo marito
sente tutto il peso della solitudine;
ad accoglierti in Zirasch,
arrivato col barcone, con i piedi feriti,
per aver tanto camminato
alla ricerca di un posto dove dormire;
a consolarti in Ugo che non riesce a sconfiggere la depressione
dopo che la giovanissima moglie lo ha lasciato
e continua a chiedere soldi, mentre non gli fa vedere i figli;
ad incoraggiarti in Vinicio,
uno dei pochi giovani rimasti in parrocchia,
che sta pensando di andarsene
perché non ne può più del troppo chiacchiericcio,
delle chiusure, delle continue invidie e gelosie,
presenti nella comunità;
…e potremmo continuare o Signore!
Fa’ anche di ciascuno di noi un pane spezzato
perché nessuno abbia più fame
e per tutti si accenda una luce.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
E’ questa la speranza che ci accompagna:
intravvedere un po’ di luce in tanto buio.
E forse non è un caso che, in quasi tutti i presepi,
realizzati dai nostri ragazzi,
c’è un firmamento pieno di stelle.
Anzi in uno di essi ho visto scritto
i loro nomi accanto ad ogni astro!
In questa notte,
che tarda a fare spazio al Sole che sorge,
uscendo dalla Chiesa per tornare alle nostre case,
alziamo lo sguardo verso le stelle,
lasciamo che ci aiutino a non perdere la strada.
Incamminiamoci insieme, come i pastori,
verso il Signore che ci viene incontro,
Accogliamolo, con tenerezza,
in ogni fratello e in ogni sorella.
Sento per me il bisogno di uno stile di vita
ben espresso dalle parole di un cantautore, Simone Cristicchi:
“Non abbiamo bisogno di urla, ma di sussurri.
Non ci servono schiaffi, ma carezze.
Non dobbiamo apparire forti a tutti i costi,
ma nella fragilità sentire la nostra potenza.
Perché non siamo al mondo per essere perfetti,
ma per essere veri”.
Auguro a ciascuno di voi di essere così
perché si possano avverare ai nostri giorni
le parole del profeta Isaia:
“…ogni calzatura di soldato
che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco”.
E nei cieli risalti la gloria del Signore,
sulla terra regni la pace tra tutte le creature.
Amen.