USCIRE, ASCOLTARE E SOGNARE – Omelia domenica delle Palma

  1. USCIRE

La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

Il racconto di questa festosa processione, che introduce la celebrazione della domenica delle Palme, ancora una volta ci dona un’immagine della Chiesa come popolo di Dio in cammino con Gesù. Il cammino sinodale che la Chiesa ci chiede, in questo tempo post-pandemia, che ha rafforzato l’individualismo e ha aumentato la solitudine, è proprio questo ritrovarsi per mettersi in cammino dietro a Gesù, facendo festa. Il segreto di ogni cammino è l’uscire, non come camminatori solitari, come quelli che affollano il nostro lungomare, cosa salutare ma non sufficiente, ma uscire insieme, ragazzi e nonni, giovani e adulti, portando con se anche chi fa fatica a camminare, chi solitamente rimane sul marciapiede a guardare, chi è affaticato e stanco. Tutti in cammino sulle orme di Cristo Signore! Oggi più che mai occorre far crescere la cultura dell’incontro e della festa, occorre scommettere sull’inclusione e l’integrazione, occorre non dimenticare che siamo stati pensati come “esseri con” gli altri e esseri “per gli altri”!

  • ASCOLTARE

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Lungo il cammino, specie quanto si fatica e il dolore, occorre fare delle soste. Gesù si ferma in un campo chiamato Getsemani. Fa sedere i suoi amici, prende con sè un piccolo gruppo: Pietro e i due figli di Zebedeo, e prega, si mette in ascolto del Padre. Tutto questo avviene in un momento in cui si affaccia pesante l’ombra della croce. In questi momenti anche Gesù sente il bisogno di fare discernimento, cioè di capire quale è la volontà del Padre. Egli coinvolge anche i suoi discepoli invitandoli a restare e a vegliare con Lui. E’ un invito che arriva fino a noi, in modo particolare in questo cambiamento d’epoca. Non a caso alcuni hanno parlato di un momento ‘agonico’ per la Chiesa, simile a quello di Cristo nell’orto degli ulivi. Questo può far venir meno la festa, generare come in Gesù tristezza e angoscia. Ma se sapremo metterci in ascolto, cercare la volontà del Padre, abbandonarci alla voce dello Spirito, potremo sperimentare la risurrezione. Sempre la Chiesa ha attraversato tempi assomiglianti al “parto”, tempi del morire, con tutta la sofferenza che comporta, per risorgere, con tutta la gioia che ne deriva. Come Gesù, fermiamoci anche noi, non addormentiamoci, mettiamoci in ascolto di quel Padre che parla attraverso lo Spirito e i propri compagni di viaggio. In questo tempo di Pasqua ritroviamoci per vivere “tavoli sinodali” così da fare, non ciò che vogliamo noi, ma ciò che vuole Dio!

  • SOGNARE

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Camminiamo insieme, in ascolto di Dio e dei fratelli, per custodire il sogno che il Signore ha sulla nostra vita e sulla nostra storia. La proclamazione della passione infatti ci ha fatto contemplare, non la vittoria sulla morte, ma la morte vittoriosa di Cristo Signore che rivela fino a che punto arriva l’amore di Dio, fino al punto di dare la vita per noi. La storia, personale e comunitaria, spesso ci crocifigge, fino a toglierci il respiro, Gesù ci ricorda che il progetto del Padre è quello di trasformare la croce in uno strumento di quell’amore che fa risorgere! Sulla croce è rivelato il sogno di Dio: vincere tutte le solitudini dei suoi figli nell’amore del Figlio! Scrive Madre Teresa: “Come sappiamo che Gesù ci ama? Basta guardare la croce! Le sue mani continuano a essere tese per abbracciarci. La sua testa continua ad essere reclinata, per baciarci. Il suo cuore continua ad essere aperto, per accoglierci. Grazie a Cristo siamo capaci di amare come lui ci ama, aiutare come lui aiuta, servire come lui serve. Con Gesù diventiamo strumenti, che fanno la loro piccola parte e passano oltre”.

In questi giorni santi, non lasciamoci vincere dalla pigrizia, usciamo dalle nostre case, mettiamoci in ascolto della Parola e dei Segni che la Chiesa vive con memoria grata, e contempliamo ancora una volta l’amore grande di Dio, possibilità per ciascuno di amare, perché tutti possano conoscere la vita. Questo infatti è il sogno di Dio: l’uomo redento dal suo amore che sa amare perché il mondo viva!