INNAMORATISSIMI – mercoledì delle ceneri 14.02.2024

Oggi è il 14 febbraio, memoria di San Valentino, festa degli innamorati. In un certo senso anche quella che stiamo vivendo è una festa degli innamorati.  Scrive il profeta Gioele:Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo”.
Ci siamo radunati in un’assemblea solenne. Tutti insieme, piccoli e grandi. C’è uno sposo e c’è una sposa. Cristo è lo Sposo che, lasciato il cielo, ci viene incontro, e la Chiesa, che siamo noi, la sposa chiamata ad alzarsi per andargli incontro. E l’altare è questo letto sponsale, dove si incontrano, per amarsi, il corpo di Cristo e il corpo della Chiesa. Stiamo vivendo una festa: la festa tra un Dio innamoratissimo e noi che, con fatica, cerchiamo di amare!  

Ecco l’invito del profeta Gioele a tornare al Signore, e quello accorato dell’apostolo Paolo: “lasciatevi riconciliare con Dio”. Ecco il senso della cenere: c’è una fragilità che ci caratterizza. La cenere racconta di un fuoco che ha finito di ardere. Succede proprio così: l’amore è come un fuoco che brucia, riscalda, illumina, ma ad un certo punto si spegne. Forte infatti è il richiamo degli idoli che alla fine ci tolgono la libertà.  Se posiamo lo sguardo su questa nostra storia, è innegabile che, in un mondo dove tutti parlano di libertà, si registrano dipendenze come non mai. Basti pensare all’uso di sostanze, all’abuso dell’alcool, alle varie forme di gioco d’azzardo. Sono forme di idolatria, presenti anche nella comunità cristiana, che rendono meno lucide le persone, fino ad eliminare le domande importanti della vita, come il “dove sono?” e il “dove sono i miei fratelli”.

Dobbiamo ammettere che siamo ancora nella terra della schiavitù: sotto le bombe dei potenti di turno, dentro politiche economiche che generano ingiusti e scandalosi squilibri, esposti sempre di più a rischiose manipolazioni dovute a scoperte scientifiche finalizzate agli interessi di pochi. Ed allora è tempo di un ulteriore esodo, di un incamminarsi verso la terra promessa e questo comporta il passaggio per il deserto. Ce lo ricorda il papa nel suo messaggio per la quaresima: abbiamo più che mai bisogno di questo luogo che sa di essenzialità – non ci sono le cose ma la persona con cui si sta – un luogo dove possiamo tornare a gustare la bellezza del primo amore con quel Dio che rimane l’unica possibilità di scollarsi di dosso ogni catena!

In fondo del ‘deserto’ ci ha parlato il vangelo: “… la tua elemosina resti nel segreto; … chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto… la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto…” . Ecco il senso del deserto. Fare silenzio, rientrare in se stessi, trovare spazi e tempi in cui fermarsi a tu per tu con l’amato. Scrive ancora papa Francesco: agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito…Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo”.

A questo punto possiamo chiederci: cosa fare concretamente? Scrive sempre papa Francesco: La forma sinodale della Chiesa, che in questi anni stiamo riscoprendo e coltivando, suggerisce che la Quaresima sia anche tempo di decisioni comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini negli acquisti, la cura del creato, l’inclusione di chi non è visto o è disprezzato”.

E’ un invito a fermarci per stare con il Signore, ad ascoltare la sua Parola per ripensare il nostro stile di vita. Solo nel Signore possiamo trovare la forza per non spegnere i sogni, per credere nella possibilità di cambiamento, per non stancarci di lottare perchè mai venga meno la speranza. E’ un invito a stare dentro la concretezza della storia, impegnandosi nel proprio quartiere (non dimentichiamo che i laici non sono chiamati a frequentare le sagrestie ma a portare il regno di Dio nel proprio ambiente!). E’ un invito a farci vicino, come il samaritano, ad ogni uomo o donna ferita: “Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo”. 

Con il Consiglio Pastorale abbiamo pensato di proporre spazi di riflessione e di preghiera e qualche iniziativa di condivisione.

  • Per quanto riguarda la preghiera vorremmo suggerire, per chi può, la partecipazione alla celebrazione Eucarestia quotidiana e alle lodi del mattino alle 06.30 dal lunedì al venerdì. Ogni settimana poi ci sarà il giovedì dalle 17.30 alle 18.30 l’Adorazione Eucaristica e ogni venerdì alle ore 18.00 la Via Crucis.
  • Per quanto riguarda momenti di riflessione e di incontro: per le famiglie pensiamo di organizzare con gli educatori/catechisti dei “tavoli sinodali” per piccoli di gruppi. Nella nostra comunità vivono molto anziani, a volte soli, ed allora vorremmo invitare a vivere insieme il giovedì pomeriggio presso la Sala papa Francesco con l’Unitalsi o gli incontri del gruppo delle casalinghe. Chiaramente ci vorrebbero altri animatori, anche giovani! I nostri ministri della comunione e noi preti siamo disponibili per portare a casa la comunione a chi non può venire in Chiesa.
  • Per quanto riguarda la condivisione il pensiero va oltre i confini della nostra comunità e del nostro paese, fin là dove guerre e ingiustizie procurano povertà, sofferenza e morte. Per questo motivo, all’inizio del tempo quaresimale, domenica 18 febbraio 2024, vivremo un gesto di solidarietà e partecipazione ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni colpite dal conflitto in Terra Santa, aderendo alla colletta nazionale indetta dalla CEI.

Incamminiamoci verso la Pasqua vivendo la fede, la speranza e la carità: “La fede e la carità tengono per mano questa bambina speranza. Le insegnano a camminare e, nello stesso tempo, lei le tira in avanti” (Messaggio quaresima 2024)