LE PAROLE DI PASQUA – Messa del giorno

PASQUA 31 MARZO 2024

  1. Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.

Gli ebrei nomadi, quando arrivava la primavera, per antiche tradizioni, eliminavano il vecchio lievito conservato nella madia. Per una settimana mangiavano pane azzimo cioè non lievitato, un modo per dire la voglia di ricominciare da capo, senza tener conto del passato, il grande desiderio di imboccare strade nuove, la decisione forte di romperla con vecchie storie. Poi per questo popolo, in una notte di primavera, è arrivato il momento dell’esodo, della liberazione dalla schiavitù, proprio nel momento in cui si mangiava gli azzimi e il pane senza lievito si è caricato di un altro significato: la fretta della partenza per la terra della libertà. Anche noi, nell’equinozio di primavera, celebriamo la Pasqua del Signore e S. Paolo ci ha detto: “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato”. Il Signore passa dentro la nostra storia nel ‘segno’ del pane non lievitato, l’Eucarestia, e ci invita ad aprirci al nuovo e di farlo con decisioni rapide. Questa è la prima parola che ci consegna la pasqua: la novità. Non possiamo vivere ripiegati su un nostalgico passato, occorre aprirsi al nuovo che Cristo porta dentro il mondo.

  • Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno.

La novità che con Cristo irrompe nella storia sta nel fatto che, contrariamente a quanto avviene per ogni creatura, non è rimasto in balia della morte, ma è risorto. Abbiamo ascoltato la testimonianza di Pietro negli Atti degli Apostoli: “Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno”. Mai si era sentita una cosa simile! E’ unico questo annuncio risuonato nella storia: la morte di Cristo, e grazie a Lui, ogni morte, coincide con una rinascita a vita più piena. Egli non è rimasto nel sepolcro ma è il Vivente presente in mezzo a noi. Come i suoi discepoli possiamo dire che abbiamo “mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”. Anche oggi, nell’Eucarestia, nel segno del pane e del vino, incontriamo il Risorto. Queste damigiane, recipienti per il vino, segno di gioia per l’antico popolo e del sangue versato di Cristo per la Chiesa, ci invitano a gioire per la presenza, qui ed ora, del Risorto in mezzo a noi, dello Sposo che si siede al banchetto nuziale con la sua sposa, la Chiesa. In queste damigiane sono stati messi dei fiori, richiamo alla festa che genera ogni incontro. Gioiamo e facciamo festa perché portiamo nel cuore una grande speranza: da ogni situazione, anche la più disperata, si può venir fuori, non perché ne siamo capaci con le nostre forze, ma perché il Signore continua a passare ‘beneficando e sanando tutti’. Ecco la seconda parola che la Pasqua ci consegna: la speranza. Recuperiamo tutta la speranza che irrompe da quella creazione nuova che è il corpo risuscitato di Gesù e che vince ogni paura.

  • Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro

Infine racconta il Vangelo di Giovanni che “Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Insieme aPietro e Giovanni, questa straordinaria donna, scopre che nella tomba è rimasto solo un lenzuolo. A volte la morte, non solo quella fisica, ma anche quella per il fallimento di un amore, per la perdita del lavoro, per il tradimento di un amico, sembra ridurci ad una tela bianca di un pittore, come quella posta vicino all’altare, abitata dal nulla, vuota di bellezza. Ma la morte con la sua bruttura non ha il potere di annientare questo nostro corpo. Se nella tomba di Cristo c’è solo un lenzuolo è perché il suo corpo è risorto in tutto il suo splendore. Ecco la terza parola della Pasqua: la bellezza. Il Signore rimuove i macigni che chiudono i nostri sepolcri perché possiamo venir fuori e ritrovare la bellezza della vita che rinasce. Abbiamo appeso sulle pareti della nostra chiesa alcuni quadri di fratelli e sorelle senza fissa dimora e di immigrati. Stanno a dirci che non si vive perché si ha un pane per sfamarsi, un vestito da indossare e un rifugio provvisorio per dormire, ma si vive quando si fa spazio alla bellezza. Non solo, ci dicono anche che tutti, ma proprio tutti, possono ritrovarla.  Bella è la vita, questa mia e tua vita, perché capolavoro del Creatore e la Pasqua la riempie di speranza perché torna a dirci che morire non è altro che rinascere a vita nuova e più piena. Portiamo a casa questa novità che il mondo spesso dimentica: Cristo è risorto, è davvero risorto! E noi con Lui, da ogni morte, anche noi, anche io e te, possiamo davvero risorgere! Alleluia!