II DOMENICA DI QUARESIMA 15 MARZO 2020
Dal Vangelo secondo Giovanni 4,5-42
Gesù è affaticato e solo, presso un pozzo, a quel tempo luogo d’incontro, luogo dove nascevano amori, come una volta attorno alla fontana della piazza dei nostri paesi… oggi abbiamo chiuso anche le fontanelle! Gesù, Dio che si fa uomo, sperimenta, come noi in questo tempo così particolare, solitudine e fatica.
Ma c’è anche una donna. Anche lei arriva sola, con un’anfora vuota da riempire: sono finite le sue riserve di acqua. Sembra la Chiesa, così spoglia per la quaresima e così vuota in questo momento particolare. Ora che l’acqua viene a mancare, avvertiamo quanto ci è necessaria.
Sono immagini, situazioni, gesti che vengono a ricordare la nostra fragilità, i nostri limiti, il fatto che siamo abitati da tanta grandezza ma da altrettanta pochezza! Non per questo dobbiamo impaurirci, ma imparare a vivere il ‘timore di Dio’. Qualcuno ha detto che la cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura! Se è vero che, non dei grandi missili, ma un piccolissimo virus, sta spargendo malattia e morte, è pur vero che Qualcuno può darci un sorso di acqua “che zampilla per la vita eterna”!
La sete è un bisogno che accompagna inevitabilmente le nostre giornate: niente è più necessario come l’acqua! Ormai è diventata persino una moda: dopo il cellulare sempre in mano, adesso è la volta della borraccia sempre nello zaino.
Non c’è cosa più scontata di bere un bicchiere d’acqua, eppure senza di essa non si vive. Ci sono cose di cui non possiamo fare a meno, sono quelle più normali, più semplici, purtroppo ci accorgiamo della loro importanza solo quando vengono a mancare!
Ma il Vangelo racconta dell’incontro tra un Dio che chiede da bere e un’umanità che pensa di avere acqua, ma è un’acqua che non sazia. Avviene un dialogo, assomiglia al parlarsi degli sposi, Gesù e la donna, Dio il suo popolo.
Un popolo che, come Israele, cammina nel deserto e mormora contro Dio e contro Mosè, il pastore, perché ha sete; una Chiesa che, come la donna al pozzo, è disorientata perché non sa dove si deve pregare il Signore …. Dove si deve adorare Dio? Sul monte o nel tempio?
In questi nostri giorni “senza” (senza celebrazioni, senza liturgie, senza incontri) si sente in giro la stessa domanda: “Signore, dove vado a messa domenica che tutte le chiese sono chiuse? La guardo nella tv, in streaming, sul profilo fb del vescovo?”
E’ interessante e consolante la risposta di Gesù: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità». Come dire: nell’emergenza, adorami dentro te, nell’amore più sincero e nella verità più amorevole e misericordiosa!
La salvezza passa sempre per una relazione. E’ importante questa relazione con Gesù che anche oggi si avvicina a noi, chiedendoci addirittura di prenderci cura di lui: ho sete! Dio non ci promette di ‘salvarci dal male o dalla malattia’, ma di aiutarci nel male e nella malattia. Da soli non riusciremo a spegnere la sete di vita, di speranza, di amore: Gesù può davvero riempire quella brocca vuota che ha in mano la Samaritana: è l’acqua della vita che può saziare la nostra sete. Un un’acqua che diventa sorgente! Scrive Ermes Ronchi: “Gesù: lo ascolti e nascono fontane. In te. Per gli altri”.
In questo tempo di deserto, nella Chiesa domestica della nostra famiglia, recuperiamo questo dialogo con Gesù, attingiamo da Lui l’acqua che zampilla per la vita indistruttibile, così che a Pasqua diventi sorgente per tanti nostri fratelli e sorelle assetati di speranza e di vita.