IV DOMENICA DI QUARESIMA 22 MARZO 2020
Un cieco. Una persona che non vede né il suo volto né quello degli altri, che non vede la strada, che vive perennemente nella notte. Di conseguenza una persona a cui rimane solo il mendicare, vivere elemosinando!
I farisei chiedono a Gesù: “Siamo ciechi anche noi?!” E il Signore risponde che si può pensare di vedere ed essere ciechi, perché non basta avere gli occhi!
A volte è anche la nostra situazione. Ad esempio in questo momento ci sentiamo immersi nel buio….elemosiniamo delle risposte, cerchiamo un po’ di speranza, vogliamo vedere una via d’uscita.
Ma al centro del vangelo non c’è il cieco. C’è Gesù! “Finchè io sono nel mondo, sono la luce del mondo!”
A volte sembra che Dio vuole renderci ancora più ciechi di quanto già siamo. Come nella storia del Vangelo: sputa per terra, fa del fango e lo spalma sugli occhi. Ma poi dice: “va a lavarti nella piscina di Siloe, che significa Inviato”.
L’Inviato è Lui! Il Signore sembra dire, e lo dice anche a noi: “Tuffati dentro la mia vita, entra nel dinamismo di morte e risurrezione, ricordati che non sei solo polvere (il fango) ma spirito (saliva), hai un Dio per Padre, sei suo figlio”
Gesù è la luce che si accende nelle tenebre e che le tenebre no riesce ad afferrare, per cui possiamo rimetterci in cammino. Dice l’apostolo Paolo: “Un tempo eravate nelle tenebre, ora siete luce nel Signore”.
Non è un percorso facile! Anche il cieco del vangelo ha conosciuto Gesù piano piano. È un uomo… è un profeta …fino a dire: è il Signore!
E’ interessante il dialogo tra Gesù e il cieco: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” , risponde il cieco: “E chi è, Signore, perché io creda in Lui?” , e poi “Lo hai visto: è colui che parla con te”, finalmente la professione di fede: “Credo, Signore!”!
Il Signore parla anche a noi, lasciamoci aprire gli occhi dalla sua Parola. In questi momenti abbiamo bisogno di una fede autentica che si basa soprattutto sull’ascolto della Parola di Dio per evitare di essere come i farisei che non vogliono vedere e negano anche l’evidenza.
E forse ci succederà come al profeta Samuele: pensava che il Signore scegliesse come re d’Israele, Eliab, il primo figlio di Iesse, grande e forte, ma gli occhi del Signore si posano su Davide, il più piccolo, fulvo, con begli occhi e di bell’aspetto ( certo non le caratteristiche di un re, un condottiero).
«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore»
Lasciamo che il Signore ci apra gli occhi per non fermarci alle apparenze, per andare al cuore e riscoprire che a volte la verità, la soluzione, la bellezza abbiamo bisogno di ciò che è piccolo, del cuore. Vedere che questa vita così piccola, così fragile è immersa nel dinamismo pasquale di morte e risurrezione per cui la prospettiva non è la morte ma la risurrezione.
Oggi ciò che appare è la morte, e questo ci fa soffrire, ma oltre c’è la vita! Non facciamoci rubare la speranza: le tenebre no riusciranno ad afferrare la luce!