VIENI FUORI… – 5° domenica di quaresima

VANGELO DI GIOVANNI 11,1-45

Dalla pagina del vangelo traspare un Gesù dai tratti profondamente umani: molto  vicino, in questi giorni in cui anche i nostri occhi, come quelli di Marta, di Maria, dei giudei si riempiono di lacrime per i tanti, troppi fratelli e sorelle morti a motivo di questo terribile virus.  

Ma la parola di Dio ci comunica una verità capace di ‘rianimare’ la nostra speranza: la morte non l’ha vinta sulla vita! Apparentemente sembra proprio così, ma c’è qualcosa più forte della morte ed è l’amore che apre la prospettiva della risurrezione!

Bisogna però “mandare a chiamare Gesù”, come fecero le sorelle di Lazzaro, invocarlo, come ha fatto venerdì scorso papa Francesco: Lazzaro risorge perché l’amore dell’amico Gesù lo raggiunge. E Gesù ama anche noi. E’ nostro amico, il suo amore ci raggiunge per dirci: vieni fuori!

Come è bello sentire tali parole in questi giorni: vieni fuori! Chi non desidera venir fuori dalle proprie case, tornare ad incontrarsi, a camminare e correre, a riassaporare tutte quelle cose, così normali, ma anche così essenziali, che non consideravamo più, come un abbraccio caloroso, uno sguardo amico, un gesto caldo di affetto ?! 

Verremo fuori…Lazzaro ha atteso  quattro giorni nella tomba, Gesù tre giorni…ma attenzione, abbiamo bisogno di venir fuori anche e soprattutto dalle nostre paure, dalle nostre tristezze, dalle nostre cattiverie…e per far questo non basta un’ordinanza del governo, abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio!

La cose più bella però è che Gesù con questo ‘segno’ ci dice che un giorno verremo fuori anche dalla tomba! Il nostro destino infatti, non è solamente il morire come Cristo, ma anche il risorgere come Lui! Ora siamo come il bruco, il Signore farà venir fuori la farfalla che è in noi.

Si legge nel libro del profeta Ezechiele: «Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri». E scrive l’apostolo Paolo: “…colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.

La storia di Lazzaro è stata scritta per dirci questo: c’è una risurrezione del corpo e c’è una risurrezione del cuore; se la risurrezione del corpo avverrà “nell’ultimo giorno”, quella del cuore avviene, o può avvenire, ogni giorno.  Gesù infatti dice “Io sono la risurrezione”: oggi, attraverso relazioni belle e autentiche, segni piccoli e concreti di amore, gesti coraggiosi e fraterni, possiamo cominciare a risorgere.

Ci ha detto papa Francesco: “È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai” ( preghiera venerdì 27 marzo 2020).