OTTO GIORNI DOPO… – II domenica di Pasqua 19.04.2020

La sera di Pasqua gli apostoli si rinchiudono nel cenacolo. Un po’ come noi, loro per paura dei Giudei e noi di un virus. C’erano tutti, eccetto Tommaso, quando Gesù venne e stette in mezzo a loro.

Il cenacolo indica il luogo dove si consumano i pasti, e proprio lì Gesù raggiuge i suoi discepoli. Questo è interessante: Gesù ci raggiunge anche nelle nostre case, entra senza che gli apriamo la porta perché ormai è risorto. Lo aveva detto: dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.

Quella sera però mancava Tommaso, e nonostante la testimonianza dei fratelli – abbiamo visto il Signore – esprime il desiderio di ‘toccare’ le ferite del Maestro! Otto giorni dopo, i discepoli erano chiusi in casa – un po’ come noi – perché avevano ancora paura, è Gesù torna per incontrare anche Tommaso. Per la seconda volta si dice che ‘stette in mezzo’: è bello questo ‘stare in mezzo’ di Gesù perché dice che non si pone in altro, né avanti ma al centro perché tutti possano essere ‘equidistanti’ da Lui!

Ma perché Gesù viene tra i suoi?

Gesù viene anche oggi nelle nostre case per donarci quello di cui abbiamo bisogno. Sa che abbiamo paura ed allora ci dona la sua pace! Sa che siamo fragili ed allora soffia su di noi il suo Spirito, quasi a ‘ricrearci’ per renderci nuovi e forti! Sa che sbagliamo ed allora ci insegna a perdonarci! Come non farlo dopo aver sperimentato così tanta misericordia. Non per nulla Giovanni Paolo II ha voluto questa ottava di Pasqua come la domenica della misericordia.

L’amore smisurato del Signore si manifesta in questo ‘tornare’ non solo per Tommaso ma anche per noi nella celebrazione eucaristica di domenica in domenica. Torna per incontrare anche chi non c’è stato, chi desidera vedere e toccare le sue ferite, chi dubita della testimonianza dei fratelli.

Quelle ferite raccontano di come e di quanto siamo amati da Dio, perché non c’è amore più grande di chi dà la vita, e in questo caso non solo per gli amici, ma anche per chi si mostra nemico. Ma quelle ferite raccontano anche le nostre e quelle di tanti fratelli e sorelle ancora crocifissi da emarginazione, malattia, povertà che solo il Signore può guarire.

Ora Gesù guarisce anche attraverso di noi come testimonia il testo degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato: “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”.  

Accogliamo il Signore in mezzo a noi! Il Risorto viene non per rimproverarci, non per punirci, non per giudicarci ma per ‘ricrearci’, perdonarci, inviare a portare buone notizie! Con l’apostolo Pietro diciamo: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”.

Professiamo la nostra fede, con le parole semplici ed essenziali di Tommaso: mio Signore e mio Dio!

Mi piace concludere con le parole del Vescovo Klaus Hemmerle, (Vescovo di Aachen dal 1975 al 1994)

Auguro a tutti noi

occhi di Pasqua, capaci di guardare

nella morte sino a vedere la vita,

nella colpa sino a vedere il perdono,

nella separazione sino a vedere l’unità,

nelle ferite sino a vedere la gloria,

nell’uomo sino a vedere Dio,

in Dio sino a vedere l’uomo,

nell’Io sino a vedere il Tu. E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua!