Il santo vescovo don Tonino Bello ha scritto parole memorabili sulla vergine Maria, tra queste alcune che ben si addicono alla festa che oggi celebriamo, l’Assunzione di Maria al cielo:
Santa Maria, vergine della sera, Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, facci il regalo della comunione.
In questo tempo di pandemia, quella morte che in tutti modi abbiamo cercato di nascondere, si è mostrata in tutta la sua forza. In un mondo senza eternità, ha generato ancor di più angoscia e paura.
L’Assunzione di Maria al cielo apre davanti a noi un orizzonte più ampio: la morte per noi cristiani è l’ora in cui si fa ritorno a casa e si assapora la gioia di essere accolti da qualcuno, di sedersi con gioia a cena con gli altri, l’ora, finalmente, della comunione. Un ritorno accompagnati da Maria, figura e primizia della Chiesa, che subito è stata associata al destino del Figlio.
Certo, anche per i credenti rimane un momento drammatico, ma continua la preghiera di don Tonino Bello: “Santa Maria, Vergine della notte, noi t’imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell’ora del nostro Calvario, tu, che hai sperimentato l’eclisse del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopportabile la lunga attesa della libertà”.
Quella morte che noi associamo al buio e alla notte, oggi si riveste di luce e di splendore. Il Padre di tutti non ci abbandona nelle mani del nulla: ci ha fatto vedere il nostro destino in Gesù morto e risorto, e come se non bastasse, ce lo ha mostrato anche in una creatura come noi, Maria di Nazareth, la Madre di Dio e sorella nostra.
La festa dell’Assunzione ci fa rinnovare il mistero pasquale: nel pieno dell’estate, Maria ci ricorda che, dopo la stagione dei frutti c’è il raccolto, come la mietitura, come la vendemmia! Viviamo questo giorno con la festa nel cuore, unendoci al canto di Maria, il Magnificat, che nasce dalla forte speranza nella vita che non finisce, ma che conoscerà la pienezza.
Diciamo alla Vergine Maria: “Ripeti ancora oggi la canzone del Magnifìcat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra. Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, Vergine dell’avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l’aurora. Così sia.