Come d’inverno, gli alberi perdono le foglie,
senza più fiori, né frutti
così è questo nostro tempo,
segnato da una terribile pandemia.
Eppure sono bastate mani creative
come quelle di Luigina, Mina, Orietta, Concesio, Pippo, Chiara…
per rivestire di particolare bellezza
rami secchi e spogli.
Ecco il Natale!
Mentre ovunque si chiede indispensabili distanziamenti,
che raffreddano le già difficili relazioni,
e, in tanti, si fa strada tristezza e solitudine,
“il Signore ha snudato il suo santo braccio”,
come dice il profeta Isaia,
e con le sue mani continua a riempire
di infinita tenerezza
questa nostro mondo ‘rinsecchito’
dal dolore e dalla paura.
“E il verbo si fece carne
E venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria”
Oggi, dentro questa storia,
tremenda e meravigliosa,
anche noi contempliamo il mistero dell’Incarnazione:
Dio che viene ad abitare in mezzo noi.
Entriamo nel mistero
portando lo sguardo sull’altare,
sul bellissimo presepe allestito,
anche quest’anno, da Adriano ed Emidio.
Alziamo gli occhi fin sopra al Tabernacolo,
ci sarà d’aiuto quel volto di un bimbo dalla pelle scura,
che ancora una volta sembra ricordarci,
che siamo davvero ‘fratelli tutti’.
E’ un quadro che ci ha regalato Tofiq,
un fratello musulmano:
presenta un’oscurità intensa,
come i giorni che stiamo vivendo,
al centro però, si apre una luce chiarissima,
su delle mani bianche che si intrecciano,
in un grazioso gesto di accoglienza,
con le manine brune,
del bimbo sorridente.
Descrive quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni:
“In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini.
La luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta”
E’ proprio cosi!
Questa notte pandemica,
che sembra non finire mai, terminerà:
il buio, per quanto fittissimo,
sarà vinto dal ‘sole che sorge dall’alto”!
Non basterà l’arrivo del vaccino,
non sarà sufficiente risanare l’economia,
ci salverà solo questo imprevedibile Dio
che ci ha dato il potere di diventare suoi figli
e quindi capaci di tenerezza!
Il Verbo che era in principio presso Dio,
il Verbo che era Dio, si fa carne,
si fa piccolo, fino a mettersi nelle nostre mani,
come quando prendiamo il vangelo,
come quando riceviamo l’Eucaristia,
ma anche, come quando accarezziamo
ogni scartato di questo mondo,
perché solo la tenerezza ci aiuterà
a dar vita ad un mondo nuovo,
un mondo dove nessuno viene lasciato
al freddo e al gelo
in un rifugio di fortuna
o in balia delle onde del mare.
Di quanta tenerezza abbiamo bisogno
in questo tempo di Natale
per le tante persone malate negli ospedali,
per la gente in difficoltà per mancanza di lavoro,
per i ragazzi e giovani chiusi nelle case davanti ai loro computers
per gli anziani troppo soli e impauriti.
Tornando a casa
portiamo con noi l’immagine
di questo inatteso Gesù Bambino,
perché non venga mai a mancare
quella solidarietà che questo terribile virus ha risvegliato,
e visto che siamo costretti a vivere queste feste in casa
cominciamo nelle nostre famiglie
ad usare il linguaggio della gentilezza,
a dare qualche carezza in più ai nostri cari,
a riempire di dolcezza e misericordia le nostre relazioni
così da allenare le nostre mani ad accogliere
i piccoli, gli ultimi e gli scartati,
affinchè venga alla luce quel mondo nuovo,
che tutti attendiamo.
E tu, Gesù bambino,
che hai così tanta fede
in ciascuno di noi,
da affidarti alle nostre mani,
donaci un po’ del tuo divino sorriso,
facci capaci di gesti di tenerezza
perché possiamo portare ovunque,
anche in questo tempo così particolare,
la gioia del vangelo.
Amen.
Buon Natale.