DOMENICA DELLE PALME 28.03.2021
Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo (Mc 14,52).
Fermiamo la nostra attenzione su questo particolare del racconto della Passione del Signore. Avevano fatto festa al suo arrivo a Gerusalemme, gli erano andati incontro, stendendo i propri mantelli sulla strada o le fronde tagliate nei campi, avevano cantato “Osanna, benedetto colui che vene nel nome del Signore”.
Ma ecco la notte del tradimento, in quel campo chiamato Getsemani, arriva una folla con spade e bastoni, guidata dal traditore, Giuda, e arrestano Gesù. E si legge ne Vangelo: “Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono”. Anche i discepoli, chiamati fin dal principio a seguire il Maestro, al momento decisivo fuggono tutti!
Ma l’evangelista sembra ripensarci: c’è ancora un ragazzo che lo segue, “aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo”. E’ curioso questo episodio del giovinetto che fugge nudo. Solo l’evangelista Marco lo narra.
Chi è questo giovane?
Qualcuno pensa ad un tratto autobiografico. Marco cerca di vedere da vicino ciò che succede, mentre tutti se ne vanno. Segue ancora Gesù, fino a quando non cercano di afferrare anche lui, e si salva lasciando cadere il lenzuolo con cui era avvolto, fuggendo via nudo. Il lenzuolo, non a caso, in greco di dice ‘sindone’! Ecco la Pasqua: questo giovane discepolo si sottrae alla presa dell’avversario, la morte non riesce ad afferrarlo, tanto è vero che lo ritroveremo rivestito, davanti al sepolcro ad annunciare la risurrezione.
Ma in quel giovane possiamo vedere anche a Gesù, che lascia la sua veste nelle mani dei violenti, il lenzuolo che lo avvolgeva, la sindone, nel sepolcro, e nudo si consegna nella mani del Padre, per essere rivestito di vita.
Infine, in quel discepolo, possiamo vedere anche ciascuno di noi, con quella nudità che racconta la nostra debolezza, la nostra indigenza, la nostra povertà, rivestita da Cristo con la veste bianca del Battesimo.
Se diamo uno sguardo sul mondo, su questa nostra meravigliosa ma anche tremenda storia, non ci vuole poco a concludere che anche noi abbiamo abbandonato il Signore!
Come vorrei che il desiderio di seguire Gesù fino alla fine, presente nel cuore di quel giovanetto, fosse anche il mio desiderio, il grande desiderio dei nostri ragazzi e giovani, il desiderio di ogni persona della nostra comunità!
Non abbandoniamo il Signore, fuggiamo piuttosto dalla morte, per farci rivestire di vita dal Padre!
Tra i rami di ulivo vicino all’altare, che ricordano l’ingresso di Gesù in quella Gerusalemme che lo ucciderà, ho notato un piccolo nido. Forse non è capitato a caso! Cristo che muore è come questi rami recisi ma tra le foglie, l’amore crocifisso, ha preparato un nido perché nasca ancora la vita nuova! E’ come ne abbiamo bisogno in questi giorni in cui prepotentemente la morte sembra prendere ancora il sopravvento. La Pasqua dilati gli spazi e i tempi della speranza! Amen.