SU QUESTA STRADA PUOI CAMMINARE CON SICUREZZA – Omelia del Vescovo Carlo per l’ordinazione di don Francesco 12.06.2021

Una delle domande che tutti dobbiamo porci per non sciupare la nostra vita è: che senso ha la mia vita? Come merita di essere vissuta? Che senso ha Dio per la mia vita? Le domande sono assolutamente fondamentali per impostare la nostra vita adeguatamente fin dal suo inizio, fin da quando spetta a noi decidere di noi stessi e assumercene la responsabilità. Nessuno, infatti, può decidere per noi quale orientamento darle. È su queste domande che entra in gioco l’esercizio pieno della nostra libertà con il peso, oltre che con la gioia, delle decisioni che di fatto essa ci impone.

            Spetta a ciascuno di noi decidere che cosa vogliamo fare della nostra vita, ma sappiamo che non ogni decisione porta agli stessi risultati. Assurdo pensare che ogni decisione di vita abbia lo stesso valore, solo perché noi desideriamo così: ci piacerebbe, ma così non è. Altrettanto assurdo rifiutare di decidere cosa vogliamo farne della vita che ci è data. La nostra libertà stessa ha valore nel momento in cui la esercitiamo decidendoci per questa o per quella scelta di vita.

            Tra le decisioni più importanti della nostra libertà c’è sicuramente l’orientamento che vogliamo dare alla nostra vita, la decisione che abbraccia tutta la vita. Si tratta di una decisione che è posta come necessità davanti a noi, non possiamo evitarla: è la vita stessa che ce lo impone, nessun altro, ci piaccia o non ci piaccia. Detto diversamente, siamo chiamati a deciderci e a farci poi carico della decisione presa per portarla a compimento. Non sempre è facile una tale decisione, per questo oggi tendiamo a rinviarla illudendoci che questo sia essere liberi.

            Questa sera noi assistiamo alla decisione di vita che liberamente don Francesco manifesta davanti a Dio e a tutti noi. Se, da una parte, essa è risposta a un valore, meglio a una persona -Gesù-, che lui ha scoperto come guida verso una vita che merita di essere vissuta imitando la sua, dall’altra, non può che essere una sua libera decisione. Gesù non impone nulla. Propone, attrae la libertà umana desiderosa di una vita piena di senso, le mostra quale può essere e la orienta su vie di sicura realizzazione del desiderio.

            Quella che noi chiamiamo vocazione non è altro che una attrazione della libertà umana verso una meta che orienta tutta la vita e le dà valore e pienezza. L’attrazione è opera di Dio. Egli ama l’uomo e, amandolo, lo attrae verso ciò che è il suo bene. Don Francesco, questa sera, dice liberamente sì a questa attrazione di Dio e si affida a lui con tutta la sua vita avendo sperimentato durante la sua formazione in seminario che non si tratta di illusioni. In questa attrazione c’è una promessa che sicuramente non andrà delusa: è la promessa stessa di Dio che, con il suo amore lo attrae, lo precede e gli indica via via la strada da percorrere. Illusione sarebbe pensare che la strada sarà sempre facile da percorrere. Non posso promettertelo, carissimo don Francesco, perché nessuna decisione di vita ha tali caratteristiche, nessuna vita le ha, neppure quella del prete. Ti posso però dire con sicurezza che, poiché la strada è giusta, ti troverai sempre accanto come compagno Gesù e potrai sempre appoggiarti a lui. Merita percorrere con lui la strada della vita.

            Carissimo don Francesco, a nome della Chiesa questa sera ti confermo che su questa strada puoi camminare con sicurezza, che su questa strada la tua vita non sarà una vita sprecata né per te stesso né per coloro che ti capiterà di incontrare. È una strada che non ti promette ricchezze materiali e, con molta probabilità, neppure gli applausi del mondo, se non forse per poco tempo, applausi su cui non potrai contare: non saranno questi la tua guida. Già Gesù ha detto che non tutti possono capire la decisione che hai preso. Lo possono capire solo coloro che hanno scoperto il volto umano-divino di Gesù e hanno visto in questo volto l’uomo vero che merita di imitare e seguire, perché la nostra umanità possa dare i frutti migliori di se stessa.

            Carissimo don Francesco, con l’ordinazione che in nome di Dio ti conferisco, ti accolgo con gioia nel nostro presbiterio e con me ti accolgono tutti i sacerdoti concelebranti che qui lo rappresentano. Mi piace sentire qui presenti tutti coloro che in qualche modo aspettano, magari senza neppure averne coscienza, il tuo aiuto e la parola che viene da Dio e che risana tante ferite. Essi non sono qui presenti fisicamente -certo non tutti-, ma deve essere presente a te presente il loro desiderio e il loro bisogno. Questo loro desiderio e questo loro bisogno sia sempre ben presente a te, perché non diventi prete per te, ma per loro. Essi sono molto più numerosi di quello che può apparire a chi non sa discernere e non sa ascoltare ciò che si muove nel profondo del cuore umano.

            Impara da Gesù, però, ad ascoltare non i desideri superficiali e passeggeri: al momento possono agitare il cuore e la mente, ma svaniscono presto e lasciano il cuore vuoto e pieno di amarezze e delusioni. Dio non parla attraverso essi: sono come la sabbia della spiaggia che il primo vento si porta via. Con la sabbia della spiaggia non si costruisce nessuna casa abitabile e sicura, perché è destinata a franare in breve tempo. Non dura una sola stagione, mentre le stagioni della vita, a Dio piacendo, sono molte.

            Carissimo don Francesco, ti è stata data, e tu l’hai trovata, una pietra solidissima su cui fondare la casa della tua vita: Gesù. Hai pietre dure come il granito per costruirne le mura: i suoi insegnamenti e la Chiesa fatta di pietre vive. Hai un cuore che, risanato dall’amore di Dio, può sempre rendere caldo l’interno della casa. Custodisci con cura questi doni preziosi: sono i tesori che Dio ti consegna come dono questa sera. Fa in modo che questa tua casa sia sempre accogliente e ospitale, ma senza mai essere aperta a tutti i venti: ne spegnerebbero il calore e la renderebbero inabitabile per te e per chiunque altro. Una casa accogliente non è mai quella in cui ognuno può compiere le scorribande che vuole, minandone le fondamenta e spegnendone la fonte del calore. Questa fonte, tu lo sai, è quel cuore che si alimenta all’amore di Dio che lo Spirito effonde nuovamente e abbondantemente nel tuo cuore con l’ordinazione presbiterale che tra poco ti conferirò.

            La casa della tua vita non sarà mai vuota, né fredda, se non spegnerai questo amore, se imparerai sempre di nuovo ad alimentarlo al cuore di Dio e se conserverai in te i sentimenti del Figlio suo Gesù. “Beati i poveri in spirito, perché si essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3): ricordati sempre di questa beatitudine e vivila in te. È la beatitudine vissuta in profondità da Maria: ella ti è madre. Amala sempre con cuore di figlio. Fuggi il clericalismo come male silenzioso e insidioso. Nella missione che ti è affidata dalla Chiesa, custodisci la tua vita, senza mai isolarti dal presbiterio, perché chi se ne isola, si illude di andare lontano e si troverà sempre solo e arrabbiato con il mondo intero perché non lo segue.

            Carissimo don Francesco, ti accolgo nel nostro presbiterio diocesano con un grande abbraccio e con grande e paterno affetto. Con me ti accoglie con sincera fraternità tutto il nostro presbiterio e tutta la nostra Chiesa diocesana. Dio ti benedica e ti accompagni, oggi e sempre.