31 dicembre 2021 – TE DEUM
Scrive S. Paolo ai Galati: “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. Dio entra nella storia e il tempo diventa non tanto lo scorrere delle giornate, degli anni, dei secoli ma occasione di salvezza, possibilità di incontro col Signore che viene.
In questo ultimo giorno dell’anno il pensiero va al tempo che è passato. Facciamo nostro l’atteggiamento dei pastori che tornano da Betlemme: “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. E’ vero, se il nostro sguardo si volge indietro, vediamo tanta paura per una pandemia che non passa, sentiamo riaffiorare dispiaceri personali e anche a livello comunitario, ma la memoria si riempie soprattutto di gratitudine perché non, proprio dentro questa storia, ci siamo sentiti amati, accompagnati e sostenuti dal Signore. Glorifichiamo e lodiamo il Signore per quanto ci ha donato. Come comunità cristiana diciamo grazie per i 33 bimbi che sono stati battezzati, per gli 87 ragazzi accompagnati a ricevere il sacramento dell’Eucarestia, per i 75 giovanissimi e giovani cresimati. Forse non li vediamo alle nostre Eucarestia, ma un dono è stato ricevuto e prima o poi forse porterà frutto. Un pensiero particolare ai 109 fratelli e sorelle che sono tornati alla casa del Padre entrando così nell’eternità. Li sentiamo vicini nella comunione dei santi.
Il pensiero va anche al presente che siamo chiamati a vivere assumendo lo stesso atteggiamento della Madre di Gesù. Scrive l’evangelista Luca: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Oggi più che mai è necessario questo atteggiamento di riflessione e di meditazione. Spesso e volentieri si ha l’impressione che si prendono decisioni dettate più dalla pancia che dal cuore e soprattutto dalla testa. Non si vive di emozioni soltanto, vanno accompagnate dai sentimenti e in particolare dalla razionalità. Anche la fede va più ‘pensata’. Ogni cammino di fede richiede il coinvolgimento di tutto l’uomo: non si può credere andando dietro a tutte le sciocchezze che si leggono sui social. Fede e ragione devono procedere insieme: occorre custodire le cose e meditarle nel cuore!
Infine il pensiero va al futuro: Si legge nel libro dei numeri “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Siamo chiamati a costruire un futuro di pace, pace con noi stessi, con gli altri, con Dio, con la natura. E’ un impegno che riguarda tutti. Il papa parla nel suo messaggio di “una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”.
Per quanto riguarda l’artigianato della pace ci sono tre suggerimenti che dà il papa e che possiamo raccogliere per costruire una pace duratura: curare il dialogo intergenerazionale per dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto e coltivare i semi di una pace duratura e condivisa; investire sull’educazione e l’istruzione “fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso”, occorre un patto educativo che coinvolga la scuola, le parrocchie, le famiglie, le diverse istituzioni, in modo particolare per promuovere la cultura della cura, possibilità di abbattere le barriere e di costruire ponti; creare condizioni di lavoro per tutti, decenti e dignitose, “orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato”.
Maria, la Gran Madre di Dio, ci accompagni a vivere tutta la bellezza della storia che Dio ci regala.