RICCHI DI ATTENZIONI – Lettera al consiglio pastorale parrocchiale e alla comunità.

Carissimi,

                   davanti a noi si profila un nuovo anno pastorale che dovremo pensare insieme tenendo conto delle indicazioni della diocesi e della Chiesa italiana. Si tratta di continuare il percorso sinodale, mettendoci in atteggiamento di ascolto, in modo particolare di quei mondi, spesso poco considerati, come quello della fragilità, del lavoro, della cultura, dell’arte, dello sport. Avremo anche da preparare la visita pastorale del nostro Vescovo per il prossimo mese di ottobre e pensare a qualche processo da avviare per quanto riguarda l’annuncio del vangelo in questo mondo così cambiato.

Per fare tutto questo innanzitutto è necessario poter contare su dei fratelli e delle sorelle, compagni di viaggio, che abbiano delle caratteristiche particolari, come sottolineava il cardinal Carlo Maria Martini nella sua ultima intervista: “Padre Karl Rahner usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno Fede come il centurione Romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al papa e ai vescovi di cercare 12 persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque”.

Carissimi anche la nostra comunità ha bisogno di poche persone che hanno queste caratteristiche: “uomini e donne che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove…che ardono in modo che lo Spirito possa diffondersi ovunque”.

Così penso il Consiglio Pastorale, gli operatori della pastorale e tutti quelli che si mettono a servizio della comunità, per proporre una ‘pastorale sostenibile e leggera’. Scriveva Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Per noi cristiani credo voglia dire tornare all’essenziale, ad annunciare Cristo morto e risorto per noi, liberi da ogni chiacchiericcio e pregiudizio.

In quest’estate, con i ragazzi dell’oratorio e al campo scuola, ci siamo detti che è necessario innanzitutto “riordinare l’armadio del cuore”. Non si tratta infatti di pensare qualcosa per gli altri, ma prima ancora di vivere una vera e propria conversione personale, con tutta la ‘passione’ di cui siamo capaci, mettendo al primo posto la fede e l’attenzione all’altro per non perdere la speranza e pensare alla Chiesa che verrà.

Scriveva papa Francesco nella Lumen fidei: “la fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere”. Si tratta quindi di sintonizzare il nostro sguardo con quello di Cristo per abbracciare con amore gli altri, il mondo, Dio…ed anche l’inamabile! Troppe volte abbiamo visioni catastrofiche della società e immagine di Dio idolatriche. E’ questo sguardo che ci porterà ad assumere l’atteggiamento del samaritano diventando così “ricchi di attenzioni”, verso tutti, senza fare distinzione di persone.

Durante la stagione estiva capita ogni tanto di vedere in Chiesa qualche volto nuovo. Solitamente sono turisti che, oltre a fare un po’ di mare, ritagliano del tempo anche per la preghiera. Qualche domenica fa, ha attirato la mia attenzione una famigliola: il papà, la mamma e tre bimbi. Uno di questi aveva un problema fisico e sedeva su una carrozzina. Mi ha fatto bene al cuore vedere come lo riempivano di attenzioni: facevano aria col ventaglio, la sorella e il fratellino ogni tanto lo accarezzavano e lui ricambiava con grandi sorrisi. Siamo diventati poveri di attenzioni. La pandemia ha rafforzato il nostro individualismo, poi si è fatta vicina la guerra riempiendoci di tante paure ed infine è arrivata la siccità che ci ha ricordato il poco rispetto che abbiamo per il creato. Bisognerà che ognuno di noi ricominci dalle piccole cose.

Madre Teresa di Calcutta diceva: “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore”.

E’ bello avere attenzione alla vita, a tutta la vita e alla vita di tutti! Forse, nella velocità dei nostri ritmi stiamo perdendo l’accortezza verso sè, verso l’altro e verso tutto il creato. Basterebbe iniziare ad arricchirci di tenerezza per sconfiggere quella povertà interiore che ci sta disumanizzando. Ripartiamo da qui, anche nel nostro servizio verso la comunità, posando il nostro sguardo come quello di Cristo su chi ci sta accanto e ponendo gesti di attenzione specie verso i piccoli e gli anziani.

Pieno di gratitudine per il vostro servizio verso la comunità, vi invito a pensare già fin d’ora alcune proposte per il cammino del prossimo anno pastorale. In allegato troverete alcuni suggerimenti dati dalla Chiesa italiana e dal nostro Vescovo…è un punto di partenza.

Con affetto,

don Gianni