Carissimi,
non amo i festeggiamenti per gli anniversari, forse perché costringono a volgere lo sguardo ad un passato che evidenzia tante ‘pochezze’ e fragilità. Fortunatamente dentro le pieghe della propria storia si nascondono anche la tenerezza e la misericordia del Signore, che sempre ci precede e ci accompagna.
Vorrei ringraziarvi, ad uno ad uno, per la vicinanza e la preghiera. In questi anni, trascorsi così velocemente, il Signore mi ha permesso di incontrare tantissime persone nelle diverse comunità cristiane in cui sono stato, alla Caritas come nella scuola, negli uffici pastorali, nella consulta dei laici. Ho avuto sempre la sensazione che mi hanno voluto, immeritatamente, troppo bene! Non sono stato mai capace di ricordare i nomi, ma conservo nella memoria grata i loro volti, le loro parole, i loro gesti.
Oggi è stato beatificato Giovanni Paolo I e mi sono soffermato a riflettere su alcune sue parole che senti vere per la mia vita e che vorrei condividere con voi: «Sto pensando in questi giorni che con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli dal fango della strada e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti del mare, del lago e ne fa degli apostoli. È il suo vecchio sistema. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata, non dispersa dal vento, sia bene chiaro che tutto è opera e tutto è merito del solo Signore. Io sono il piccolo di una volta, io sono colui che viene dai campi, io sono la pura e povera polvere; su questa polvere il Signore ha scritto… Se qualche cosa mai di buono salterà fuori da tutto questo, sia ben chiaro fin da adesso: è solo frutto della bontà, della grazia, della misericordia del Signore».
Sento il bisogno di orientare lo sguardo verso il futuro, e sintonizzarlo col vostro, per edificare la Chiesa, così come ne ha parlato papa Francesco nell’omelia tenuta per la beatificazione di Giovanni Paolo I: “Fratelli, sorelle, il nuovo Beato ha vissuto così: nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine. Egli ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria. Al contrario, seguendo l’esempio di Gesù, è stato pastore mite e umile….Con il sorriso Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore. È bella una Chiesa con il volto lieto, il volto sereno, il volto sorridente, una Chiesa che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata, non è insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato cadendo nell’indietrismo. Preghiamo questo nostro padre e fratello, chiediamo che ci ottenga “il sorriso dell’anima”, quello trasparente, quello che non inganna: il sorriso dell’anima”.
In parrocchia, insieme al carissimo don Gabriele, hanno pensato per questa occasione di collocare una nuova e semplice “sede” sul presbiterio. Ho interpretato questo dono come un invito al servizio. E’ vero il prete per presiedere l’Eucarestia è posto più in alto degli altri, ma non come segno di potere, bensì per avere una migliore visione dell’assemblea ed accorgersi di chi è più debole e più fragile, in modo da poterli servire.
Vi chiedo allora di pregare anche un po’ per me, perché possa amare il Signore Gesù più della mia stessa vita, in modo particolare nella carne di chi il mondo scarta e crocifigge.
“Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri» (Giovanni Paolo I, Udienza Generale, 13 settembre 1978). Amen”.
Grazie. Un abbraccio fraterno,
don Giann