COME PALLINE D’ARGILLA – Tutti i Santi 01.11.2022

Ci abita sempre di più una paura: la possibile desertificazione del pianeta a motivo dell’inquinamento, dello sfruttamento. Ed è innegabile che stiamo vivendo, in questo cambiamento d’epoca, una sorta di desertificazione anche nella Chiesa. La nostra abituale modalità di semina del vangelo non trova più terreno fertile.

In alcune parti del mondo, in particolare in Brasile, dove il disboscamento rischia di generare deserto, da qualche tempo si è messa in pratica una tecnica di agricoltura naturale, inventata dal giapponese Masanobu Fukuoka, quella delle palline di argilla. Si prendono tanti semi di diverse piante, si impastano con argilla fine ed acqua, poi si fanno delle palline che vanno messe ad essiccare al sole: secca l’argilla ma all’interno si mantiene l’umidità. Infine, ogni giorno, si seminano in luoghi inariditi. I semi contenuti nelle palline piano piano germinano ed alcuni attecchiscono creando un piccolissimo microclima. La maggior parte dei semi viene perduta, ma la semina continua favorisce la nascita di alcune piante e il progressivo rinverdimento!

Quante volte facciamo infinite analisi sulla situazione della Chiesa e alla fine tiriamo la conclusione su ciò che gli altri dovrebbero fare. Se la fede è la vittoria che vince il mondo, forse la cosa più bella che possiamo fare è impegnarci personalmente ad essere ‘palline di argilla’: tante palline d’argilla seminate nel campo della Chiesa, considerato ormai da molti irrimediabilmente arido, lo faranno rinverdire!

Ma come si diventa palline di argilla?

Partendo dalla propria umanità, così com’è – siamo fatti di terra – impastandola con l’acqua, sempre viva, del battesimo, mettendoci dentro quei semi che troviamo nelle beatitudini. Sono semi che fanno crescere piante particolari come quelle della povertà che arricchisce, del pianto che consola, della mitezza che conquista, della giustizia che sazia, della misericordia che rialza, della purezza che rende belli, della pace che unisce…ed infine si espone tutto a quel sole che è lo Spirito del Risorto.

La ripetizione della parola ‘Beati’, che abbiamo ascoltato nel vangelo, dice che questa santità semina la gioia nel campo triste del mondo e così, pian piano, il deserto rinverdisce.

In questa vita gioiosa, che nasce innanzitutto dalla coscienza di essere amati da Dio, perché suoi figli, come ci ha ricordato S. Giovanni, e non dal fatto che tutto va bene, consiste la santità! Il fare nostra, non con sforzi disumani ma per grazia, l’umanità di Cristo, l’uomo delle beatitudini, genera quella vita contenta, che attrae chiunque la incontra. E’ la santità che genera “attrattiva”!

Ha detto papa Francesco: “Il mistero della Redenzione è entrato e continua a operare nel mondo attraverso un’attrattiva, che può avvincere il cuore degli uomini e delle donne perché è e appare più attraente delle seduzioni che fanno presa sull’egoismo, conseguenza del peccato”. E già Benedetto XVI diceva: “La Chiesa cresce nel mondo per attrazione e non per proselitismo”.

Quando seguiamo Gesù, felici di essere attratti da lui, gli altri se ne accorgono, il loro cuore si riempie di meraviglia e di stupore, e la Chiesa diventa ‘attraente’ e quindi ‘generativa’…nel deserto iniziano a spandersi piccole oasi!

Ha detto papa Francesco nell’omelia per la beatificazione di Giovanni Paolo I: “È bella una Chiesa con il volto lieto, il volto sereno, il volto sorridente, una Chiesa che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata, non è insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato cadendo nell’indietrismo”.

Sentiamo questa mattina la chiamata ad essere santi con il “sorriso dell’anima”, perché non si diventa santi con il “muso lungo. “Un santo triste è un triste santo”.  Facciamo spazio alla gioia e alla speranza.

Ci accompagni e ci consoli la visione narrata da Giovanni nell’Apocalisse: “Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. E’ la moltitudine dei santi…perché il sogno di Dio per i suoi figli, per ciascuno di noi, è la santità, una storia già iniziata e conoscerà la pienezza quando potremo unirci alla moltitudine immensa che adora Dio dicendo: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli”. Maria, la tutta santa, ci accompagni in questo nostro camminare insieme.