GUARDATE I CAMPI CHE BIONDEGGIANO – scambio di auguri con gli operatori pastorali

Dal vangelo secondo Giovanni: “Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura (Gv 4,35).

E’ una parola che suona strana a Natale. Ma è una parola di speranza: necessaria a Natale! Mentre arrivano immagini di campi, destinati alla coltivazione del grano, devastati da invasori, noi vogliamo alzare gli occhi e intravvedere questi campi che torneranno a biondeggiare perchè a nessuno manchi il pane.

E’ una speranza che nasce proprio dal Natale. Papa Francesco, nell’intervista a canale 5 di domenica scorsa, invitava a guardare il Bambino e la stella. Il Bambino parla di speranza e la stella di tenebre che si diradano.

Ha scritto papa Francesco nel messaggio per la giornata della pace: “anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino”.

In questo Natale abbassiamo lo sguardo fino al Bambino e lasciamoci prendere dalla tenerezza. Alziamo lo sguardo verso il firmamento e lasciamo che ad una stella illuminare la strada. Abbiamo bisogno tutti di riempire il cuore di tenerezza, abbiamo bisogno tutti di un po’ di luce per trovare il sentiero della vita così da poter camminare insieme ed essere davvero una Chiesa solidale.

I ‘Cantieri di Betania’ che la Chiesa ci chiede di aprire, e sui cui lavoreremo a partire dal mese di gennaio, hanno come presupposto la fraternità, non sempre così facile da vivere tra di noi.

Sempre nello stesso messaggio scrive il papa: “Di certo, avendo toccato con mano la fragilità che contraddistingue la realtà umana e la nostra esistenza personale, possiamo dire che la più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo”.

Il Natale ci aiuti a “rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi, ma soprattutto cresciamo come comunità.

In queste feste, forse un po’ tristi per la guerra così vicina, cosciente che bisogna sempre partire da se, mi piacerebbe mettere in atto quanto suggerito da Simone Cristicchi nel presentare il messaggio del papa per la giornata mondiale della pace 2023: “Non abbiamo bisogno di urla, ma di sussurri. Non ci servono schiaffi, ma carezze. Non dobbiamo apparire forti a tutti i costi, ma nella fragilità sentire la nostra potenza. Perché non siamo al mondo per essere perfetti, ma per essere veri”. Sia questo il nostro stile nella vita di tutti i giorni e in questa casa della carità”. E quanto vorrei suggerire ad ognuno!

Questo momento non è solo per scambiarci gli auguri ma anche per dirvi grazie. Grazie per il servizio che ognuno svolge nella comunità, fatto con passione ed entusiasmo. Il grazie si concretizza con un piccolo dono/segno. Ancora una volta è una litografia. Il maestro Patrizio Moscardelli ha rappresentato un campo di grano e un tralcio d’uva…fa pensare a Betlemme, ‘casa del pane’, dove Gesù nasce, all’Ucraina, ‘granaio del mondo’, dove Gesù muore, ma anche all’Eucarestia, ‘pane del cielo’, dove Gesù ci ‘assimila’ a se e ci dona la forza per diventare anche noi ‘pane spezzato e vino versato’.

Sullo sfondo una gru che richiama il tema dei Cantieri di Betania, impegno a camminare insieme, a fare squadra, a diventare sempre di più una “Chiesa ospitale”, dove tutti possono sentirsi a casa, dove c’è posto per tutti, specie per i più giovani e più sprovveduti. All’ingresso di Romena è riportata uno scritto di Rumi Mevlana che dice: Vieni, dunque vieni. Chiunque tu sia vieni. Sia tu miscredente adoratore di idoli oppure ammalato o stanco, tu vieni. Noi non conosciamo la disperazione vieni, dunque vieni”.

Incamminiamoci insieme, non abbiamo paura di andare verso gli altri, facciamo spazio a tutte le persone dal ‘cuore caldo’, entriamo nella logica della condivisione, perché a tutti arrivi il vangelo della gioia, a nessuno manchi il pane quotidiano e quello del cielo, e nel cuore di ognuno, in modo particolare dei nostri anziani e di chi sente troppo solo, trovi spazio la speranza.

Vieni Signore Gesù, donaci la pace, perché a nessuno manchi il pane quotidiano.