NOI TI LODIAMO SIGNORE – Ringraziamento di fine anno.

Entrando in chiesa abbiamo incontrato il bel presepe preparato dagli scout. Un modo per dire che Gesù viene per tutti…anche per quelli che passano davanti alla Chiesa e per tanti motivi preferiscono non entrare. Il Bambino quasi non si vede, ma emergono le figure di Giuseppe e di Maria. Forse anche questo non è a caso! Il Figlio di Dio per prendere carne ha avuto bisogno di una famiglia, la vocazione più bella che Dio ha pensato per l’umanità, oggi così bistrattata. E’ preoccupante l’espandersi di un relativismo esasperato, alla base della pericolosa “logica negazionista”, che arriva a negare il buon senso e l’evidenza e che si annida anche dentro la Chiesa. Gesù un giorno inviterà a tornare al disegno originario del Padre che ci ha creati per amarci e per essere generativi, come Lui. Gioiamo quindi per i 6 matrimoni celebrati e preghiamo per queste nuove famiglie perché siano testimoni di come “tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore” (S. Francesco di Sales)

In Chiesa poi, sotto l’altare, possiamo ammirare un piccolo ma artistico presepe, popolato dai protagonisti del Natale: i pastori di Betlemme! Di loro il Vangelo che abbiamo ascoltato dice: “…andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia –e alla fine che – se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Questa gente, in quel tempo ritenuta poco religiosa, ci ricorda l’importanza del cammino, vanno e tornano, e del muoversi insieme, come un ‘noi’. E’ quanto, in questo nostro tempo che sta cambiando, ci chiede di fare la Chiesa: metterci in cammino e farlo insieme verso il Signore che viene! Sappiamo come non è facile camminare insieme perché c’è sempre chi corre troppo avanti, chi continuamente non riesce a tenere il passo e chi è oggetto di ‘respingimenti’.

Eppure questo camminare insieme lo richiede anche la società. A ben pensarci nel 2022 abbiamo vissuto due vicende destinate a lasciare una traccia profonda nel futuro che ci attende: un certo sconvolgimento climatico e cambiamenti geopolitici. Ora arginare questi eventi atmosferici estremi e risolvere il nodo della convivenza tra culture, anche politiche, diversissime, costrette a condividere un unico pianeta diventato ormai terribilmente piccolo e interconnesso”, richiede la collaborazione di tutti. Ormavi vige “la legge dell’interdipendenza” per cui non c’è un’autorità politica, economica, scientifica o religiosa in grado di risolvere, da sola, i problemi. Ecco perché papa Francesco continuamente ripete che ‘nessuno si salva da solo’. C’è bisogno quindi di sviluppare una cultura del dialogo, del cambiamento della testa e del cuore e insieme di riforme nella Chiesa e nel mondo in cui viviamo. Cosa non facile ma entusiasmante.

Ma torniamo al vangelo che registra anche lo stupore che i pastori suscitano raccontando del Bambino Gesù: “Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori”. Lo stupore accompagna ogni vita che nasce: con gioia abbiamo battezzato 34 bambini. Scrive S. Paolo nella lettera ai Galati: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Non finiremo mai di ringraziare il Signore per il dono, che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo, della figliolanza divina, che ci chiama ad una fraternità universale e ci impegna a vivere relazioni riconciliate e pacifiche. Accompagniamo quindi questi bambini e le loro famiglie.

Poi il Vangelo dice che i pastori “dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Comincia qui la storia dell’evangelizzazione. La Chiesa esiste per annunciare la gioia del Vangelo, per tramandare il dono della fede di generazione in generazione. Ed il pensiero va ai 47 bambini che in questo anno si sono accostati ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia e ai 36 giovani che hanno ricevuto il Sacramento della Cresima. Sappiamo purtroppo che spesso i sacramenti sono diventati ‘feste civili’ e niente o poco hanno a che fare con la fede. Non finiremo mai di essere grati alla Chiesa per il dono della Parola e dei Sacramenti, ma dobbiamo chiederci anche come li viviamo. Forse di fronte a questi misteri così grandi dobbiamo assumere lo stesso atteggiamento di Maria che “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Vi confesso che se c’è una cosa che mi preoccupa è proprio la crisi della trasmissione della fede. Spesso faccio scorrere nei ricordi i volti dei tanti bimbi, ragazzi e giovani incontrati. A volte li cerco con lo sguardo nelle celebrazioni eucaristiche, ma ne scorgo pochi, pochissimi. Qualche volta chiedo a S. Filippo Neri di aiutarci ad essere creativi e pieni di fede, perché non bastano i giovani dipinti attorno a lui nel bellissimo quadro che abbiamo in Chiesa, ci vogliono presenze in carne ed ossa. Come vorrei trasformare questa preoccupazione in tempo donato alle nuove generazioni, come vorrei dire, insieme con i genitori e gli educatori, parole che scaldano il cuore, come vorrei accompagnarli in esperienze significative di dono e servizio disinteressato…In questi giorni sono andato a trovare un amico prete che mi ha regalato una spilla che ha consegnato ai suoi giovani per Natale, c’è scritto “Io sono originale, la domenica vado a Messa”. Come mi piacerebbe incontrare ragazzi e giovani veramente trasgressivi! Farsi accompagnare dai genitori, appena adolescenti, sulla collina, buttarsi, nel freddo della notte, in canottiera i ragazzi e non so come le ragazze, esibire, tra rumore e alcool o qualcosa di altro, corpi spesso vuoti di sentimenti veri, e farsi riprendere alle cinque del mattino, rende davvero trasgressivi? Lo fanno tutti! E’ forse trasgressivo chi dice ho da studiare, devo lavorare? Lo dicono tutti! Ma non si vive per studiare, si studia per vivere meglio, non vive per lavorare ma si lavora per vivere una vita dignitosa! Come Maria vorrei riflettere su cosa stiamo proponendo alle nuove generazioni, e come Giuseppe vorrei sognare una Chiesa piena di “giovani originali” e non fotocopie, come diceva il beato Carlo Acutis.

Se c’è qualche giovani presente vorrei dire non scoraggiatevi…il nostro mondo sa darvi solo le cose, ma esse non bastano per vivere; vi chiede prestazioni ma non sa essere attento alla vocazione di ognuno; vi ruba la giovinezza perchè non ha voglia di diventare adulto e prendersi cura di chi viene dopo.  Cari ragazzi e giovani mettete mano a tutte le vostre risorse, cambiate voi questo mondo, e se c’è bisogno, date qualche spinta per farvi posto in questa Chiesa che, parla tanto di accoglienza, ma fa una fatica enorme quando si tratta di aprirsi all’imprevisto e al rischio del nuovo! Preparatevi per Lisbona dove papa Francesco vi attende per ripartire insieme e tracciare su questa martoriata terra sentieri di pace.

Ma tutto termina, non solo questa omelia, anche la vita terrena. Mi è piaciuto quanto ha detto ad un funerale un mio fratello prete: il contrario della morte non è la vita ma la nascita. E’ proprio così 100 fratelli e sorelle hanno concluso la vita terrena per nascere a quella del cielo, lì dove il sole non tramonta e regna solo la luce. Preghiamo per loro, e questa sera in modo particolare per il papa emerito Benedetto, perché tutti possano conoscere lo splendore del volto di Dio e sappiano vivere nella sua pace, nell’attesa di incontraci ancora attorno al banchetto sponsale che il Signore ha preparato per i suoi figli.

All’inizio del nuovo anno sentiamo su ciascuno di noi la benedizione:

Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Amen