Ha scritto nel testamento il papa emerito Benedetto XVI: “Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”.
La Chiesa oggi celebra la festa dell’epifania, il Figlio di Dio che si manifesta ai pagani. Sono proprio i Magi, per alcuni sinonimo di sapiente, filosofo, scienziato, che ci indicano cammino della fede. Sono persone che alzano gli occhi verso le stelle, non come farebbe uno scienziato, ma cercando una intelligenza più profonda della realtà. Questo è il primo passo della fede: chiedersi il perché delle cose, cercare il senso della realtà, leggere i segni della storia.
Racconta il Vangelo che i magi seguendo la loro scienza, interrogandosi, si incamminano ed arrivano a Gerusalemme, il luogo della rivelazione: come dire che scienza e fede non si contrappongono! Per incontrare Dio occorre passare per la ricerca, l’inquietudine ed arrivare fino alla Scrittura.
Scrive ancora nel suo testamento il papa emerito: “Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità.
Occorre confrontarsi ed andare oltre: oltre la scienza, oltre la Scrittura, perché c’è qualcos’altro.
Il Signore non è nelle stelle, nè nella ragione, nè nella Scrittura, nè a Gerusalemme ma nella piccolezza di Betlemme, nella fragilità di un Bimbo! Lo si può cercare per adorarlo, come i Magi, o si possono fare accuratissime ricerche, usando bene anche la Scrittura, per uccidere, come tenta di fare Erode. Questo vuol dire che la fede chiede non solo gli occhi per vedere, ma anche i piedi per camminare; non solo la mente per capire, ma anche il cuore per amare.
Quanto abbiamo bisogno anche noi, uomini e donne di oggi, di fare lo stesso cammino dei Magi per rimanere saldi nella fede e non lasciarsi confondere! Ormai abituati a non pensare, facciamo davvero fatica a vivere l’intelligenza della fede, scandendo a volte in quel fideismo che non ci rende credibili. Scrive sempre papa Benedetto: “Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.
Sul luogo dove era Gesù riappare la stella e i Magi “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”
Il luogo dove Dio è presente è la gioia. La gioia è il segno della presenza di Dio. La gioia è il segno di Dio. E chi è nella gioia sa anche prostrarsi per adorare, cosa non facile per un’umanità diventata troppo orgogliosa e piena di se, ma quanto mai necessaria! Adorare vuol dire “portare alla bocca”, cioè baciare. Ecco il punto di arrivo del nostro cammino di fede: Dio è presente dove è amato! Solo nell’amore si incontra il Signore. Lasciamoci baciare da Dio, baciamolo consegnando il dono di noi stessi, troveremo la gioia che cerchiamo.
Uscendo della Chiesa posiamo lo sguardo sui presepi realizzati dai nostri bambini: tutti hanno un firmamento pieno di stelle. C’è anche la nostra stella che ci guiderà lungo i sentieri della storia, come i Magi, alla ricerca di Dio, così necessario per diventare uomini e donne capaci, nonostante tutto, di vivere nella gioia.