“Rinasceremo insieme dalla cenere” dice una canzone che racconta di un amore turbolento, tormentato, che sembra destinato a finire: “Di noi resteranno soltanto ricordi confusi”. Ma ad un certo punto si dice: “vorrei, che andassi via, lontana da me, ma sei la terapia”. Potrebbe essere la descrizione delle nostre faticose relazioni, ma a pensarci bene, anche del nostro rapporto con Dio, vissuto da molti come ‘un ricordo confuso’, da altri come una relazione “spazzata via come cenere”, ma al tempo stesso si fa strada, in modo più o meno cosciente, la sensazione che in questo rapporto c’è “l’unica terapia” al proprio malessere e si avverte il desiderio che dalla cenere rinasca questo amore!
Ecco allora, all’inizio della quaresima, l’invito del profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore…ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore”. Questo è il senso del gesto che compiremo fra poco: usciremo dai banchi e ci metteremo in cammino verso l’altare. La Chiesa ci porrà sul capo un po’ di cenere, a ricordarci che siamo fatti di polvere e che ciò che viviamo rischia di essere spazzato via. Ma ci incamminiamo verso il Signore perché sappiamo che, come è avvenuto all’inizio, Lui può soffiare su questa cenere il suo alito di vita, così da riaccendere il fuoco dello Spirito, che ci fa sentire amati e capaci di amare.
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza, scrive S. Paolo. E’ questo il tempo in cui possiamo tornare al Signore, possiamo far ricucire questa relazione con lui, un tempo in cui possiamo ‘lasciarci riconciliare’. Lasciamo fare a Dio, lasciamoci amare da lui, con la forza del suo Spirito possiamo ripartire verso quel “luogo segreto, in cui c’è Dio e in cui Dio vede”, che è quella quotidianità che non va alla ricerca di visibilità dove possiamo vivere le azioni più belle: la carità, la preghiera e il digiuno!
L’attenzione ai poveri con la carità concreta è la prima forma per espiare i peccati; il pregare, più del pronunciare delle preghiere, ci permette di stare al cospetto del Signore della vita; il digiuno, non una dieta ma la prima forma di penitenza, per essere aiutati ad andare all’essenziale. Non si tratta solo di praticare queste opere, ma di compierle con riserbo, senza ostentazione. «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli».
Papa Francesco nel suo messaggio collega tutto questo cammino di “Ascesi quaresimale all’itinerario sinodale”. Egli scrive: “In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi”.
Raccomanda che questa “esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa…camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio”. E’ importante imparare a camminare insieme. C’è sempre da migliorare! Non è facile infatti servire nel segreto, abbandonare ogni desiderio di apparire, accogliere, senza pregiudizio ma con pazienza, chiunque si affaccia sulla soglia della chiesa chiamata ad assomigliare alla casa di Betania, luogo dell’ospitalità e dell’ascolto.
Infine il papa propone due sentieri per vivere il cammino quaresimale e sinodale:
-ascoltare Gesù. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla Messa, leggiamo le Letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet. Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto.
-non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive ma di essere nelle comunità “artigiani di sinodalità”, senza “paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni”.
Incamminati verso la Pasqua facciamoci accompagnare dalla Madre Gesù e Madre nostra. Glielo chiediamo con le parole di don Tonino Bello: “Santa Maria, Madre tenera e forte, nostra compagna di viaggio sulle strade della vita, ogni volta che contempliamo le cose grandi che l’Onnipotente ha fatto in te, proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze, che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino. Asseconda, pertanto, il nostro desiderio di prenderti per mano, e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi. Divenuti anche noi pellegrini nella fede, non solo cercheremo il volto del Signore, ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana verso coloro che si trovano nel bisogno, raggiungeremo in fretta la “città” recandole gli stessi frutti di gioia che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana”