MADONNA APPRESSADA – Assunzione di Maria in cielo 15.08.2023

Ha scritto Davide Maria Turoldo di Maria di Nazareth:

Vergine/ cattedrale del silenzio/ anello d’oro del tempo e dell’eterno/

tu porti la nostra carne in paradiso/  e Dio nella nostra carne/

vai e vieni per gli spazi a noi invalicabili.

E’ davvero bello paragonare la Vergine Maria ad un “Anello d’oro”. L’anello è qualcosa di prezioso, segno di un legame che sa di amore. Maria un anello d’oro in cui si legano l’umanità e la divinità, si incontrano il tempo e l’eternità: carne di Dio sulla terra – è la madre di Dio – ma anche carne di donna in paradiso – è la prima risorta – figura e primizia della Chiesa.

In Maria abbiamo un segno di sicura speranza! Se, come dice l’Apocalisse, c’è sempre in agguato un drago della morte che vuole divorare l’uomo chiamato alla vita, è pur vero che Dio interviene, rapisce chi è in pericolo di morte verso cielo! Questa è la nostra speranza, Cristo risorto ha per prima Maria in cielo accanto a lui –splende la regina alla tua destra – e porterà anche tutti noi lassù, con tutto noi stessi. Ecco il centro della nostra fede: non siamo fatti per sprofondare nel baratro del nulla ma per rinascere a vita piena, indistruttibile, anche con il nostro corpo trasfigurato! Da qui la il valore e la bellezza del nostro corpo che va custodito, rispettato. Ecco perché non possiamo accettare teorie come la reincarnazione o gesti di disprezzo come ad esempio la dispersione delle ceneri in mare dopo la cremazione.

Ma c’è un’altra immagine molto bella ed è quella della “scala” che usa S. Agostino: “Maria Santissima è veramente la mistica scala per la quale è disceso il Figlio di Dio sulla terra e per cui salgono gli uomini al cielo”. La Vergine Maria come la ‘via’, una scala, attraverso la quale Dio discende sulla terra e l’uomo sale in cielo.  

In fondo da sempre questo è il desiderio dell’uomo, vivere come e con quel Dio che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. E in Maria diventa “visibile” questo miracolo dell’amore.  La solennità dell’Assunzione è come un prolungamento della Pasqua: non solo Cristo, ma anche il suo corpo, che è la Chiesa, di cui Maria è figura e primizia, è chiamato a risorgere.

Maria è allora segno di consolazione per il popolo pellegrino sulla terra. Forse non è un caso che il dogma dell’Assunzione è stato proclamato nel 1950, quando si stava vivendo la delusione e la tristezza di una guerra che aveva devastato tutto il mondo, mettendo davanti a tutti lo spettacolo della morte. La Chiesa ha proclamato questo dogma, benchè sempre professato dal popolo di Dio, per ricordare a tutti la nostra sorte non la decidono i tiranni di questo mondo, ma quel Cristo che porrà sotto i suoi piedi tutti i nemici, e “l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte”. Noi non siamo quindi quelli che credono che forse dopo questa vita terrena ci sarà qualcosa, ma quelli che credono nel paradiso, che vivono sulla terra coscienti che stanno salendo la scala che porta al cielo!

Ed infine un’ultima immagine, quella coniata da papa Francesco a Fatima: “Madonna apressada”, Madonna premurosa, Madonna che accompagna sempre, che accoglie tutti e indica Gesù. Maria Assunta in cielo potrebbe sembrare una madre lontana, che non c’è più. Ma in realtà non è così perché noi crediamo nella comunione dei santi, cioè che c’è un’unione tra la chiesa terrena e la Chiesa celeste e che i nostri cari, a cominciare da Maria, continuano ad accompagnarci, in maniera misteriosa ma reale, nel cammino tortuoso della vita.

Ringraziamo il Signore perché attraverso Maria continua ad accompagnarci nella traversata della vita, nella peregrinazione della fede, camminiamo insieme con Lei che ci insegna la via della prossimità. Il vangelo ci ha ricordato come non si è ‘ripiegata su stessa’ ma si è messa in cammino per servire e lodare il Signore. E’ ciò che davvero conta alla fine, avere amato concretamente qualcuno e aver dato spazio al canto e alla lode perché amati da Dio “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.

Rubelval Monteiro, Dormitio Amandola 2013