“Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati e poeti, ma perchè nessuno sia più schiavo”
Così diceva Gianni Rodari.
Un libro dunque ci preserva dalla schiavitù: quella del pensiero unico, quella della massificazione, dell’accettazione acritica di opinioni altrui, semplicemente perchè l’ha detto lui/lei.
Ora che ci stiamo avvicinando all’estate e forse potremmo godere di qualche momento di relax, mi sento di consigliare la lettura di tre libri che mi hanno aperto mondi.
Tutti e tre sono accomunati dal tema del viaggio, nel senso letterale, ciascuno con mete, obiettivi e scenari molto diversi.
Il primo libro è “Il filo infinito” di Paolo Rumiz.
Quando lo scrittore compie un viaggio fra la macerie nei luoghi terremotati del centro Italia, ad un certo punto arriva davanti alla cattedrale di Norcia, completamente crollata tranne la facciata e lì Rumiz ha una folgorazione: la statua di San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, è rimasta saldamente intatta sopra la facciata. E’ per lui un tuffo al cuore. Cosa vuole dire quel santo con il braccio destro alzato come per indicare qualcosa fra cielo e terra? Dice che l’Europa sta andando in malora, che lo spirito ed il sogno di Ventotene è finito? Ma il fatto che sia rimasta incolume può dire qualcosa diametralmente opposto, può ricordarci che al tempo della caduta dell’Impero Romano, segnato da violenze, migrazioni di massa, guerre, degrado urbano, a salvare l’Europa è stato proprio il monachesimo benedettino. All’urgenza di questi interrogativi, Rumiz, quasi sentendosi sollecitato dal Santo, inizia un viaggio che lo porta alla ricerca di una risposta nei luoghi e tra le persone che continuano a tenere il filo dei valori perduti nelle abbazie benedettine, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio e in questo singolare viaggio il lettore scopre luoghi carichi di storia, di operosa e rispettosa interazione con la natura, di spiritualità, di luci, suoni ed echi lontani.
Alle porte delle elezioni europee questo libro può essere illuminante.
Il secondo è di Don Davide Banzato, volto noto della televisione e sacerdote da decenni impegnato con l’associazione Nuovi Orizzonti. Con il suo libro”I miei viaggi del cuore” conduce noi lettori alla scoperta della vita di tre speciali figure del Francescanesimo: san Francesco, sant’Antonio, san Pio di Pietralcina, tre santi che hanno segnato la storia dell’umanità e della Chiesa e, indagando nelle pieghe delle loro vite, racconta anche cosa lo lega a loro, quanto abbiano contribuito al suo cammino vocazionale. Il libro ha l’intento di parlare a tutti, credenti e non poiché i santi altro non sono che uomini e donne che hanno realizzato in pieno la propria vita, la propria umanità.
Di tutt’altro tenore è il viaggio che si trova a vivere Ibrahima Balde, protagonista del libro “Il fratellino” nato dalla voce di Ibrahima e dalla penna di Amets Arzallus Antia, giornalista e poeta popolare basco. La lettura di questo libro è stata fortemente raccomandata da Papa Francesco.
Ibrahima ad un certo punto della sua vita si ritrova a dover lasciare il suo lavoro da camionista per intraprendere un viaggio che non aveva scelto di fare, ma per andare a cercare il fratello più piccolo che, mentre lui era lontano per lavoro, aveva deciso di partire, come migliaia di africani, con l’intenzione di arrivare in Europa. Questo romanzo così, dopo una prima parte in cui veniamo a contatto con la cultura e la dura e dolorosa vita delle origini, diventa poi la cronaca lucida, ferma, senza vittimismo ma in tutta la sua drammaticità, di cosa siano la traversata nel deserto, il traffico di migranti, la prigionia, le torture, la violenza della polizia, il viaggio in mare e la scoperta infine della morte del fratellino in mare. Esistono mille motivi e storie che spingono una persona ad attraversare il Mediterraneo, ogni storia è unica e universale, storie che andrebbero conosciute per risorgere da una diffusa indifferenza che percorre ed oscura il mondo cosiddetto civile.
Buon viaggio e buona lettura!
Luciana