MERCOLEDI DELLE CENERI – 05.02.2025
- QUESTO E’ IL MOMENTO FAVORELOVE
Ho sentito canticchiare da molti quella canzone che dice: “Volevo essere un duro/ Che non gli importa del futuro/ Un robot/Un lottatore di sumo/…” e si conclude “Però non sono nessuno”. In fondo è quanto ci ricorda la Chiesa in questo mercoledì delle ceneri: siamo fatti terra, cioè siamo fragili, limitati…E’ una verità che non possiamo mettere da parte! Ma la Chiesa sa anche che su questa polvere il Signore ha soffiato il suo “spirito di vita” e grazie all’amore smisurato di Cristo non verremo ‘annientati’ ma risorgeremo a pienezza di vita. Ecco allora l’invito dell’apostolo Paolo, non solo alla comunità di Corinto ma anche alla nostra comunità: “vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, Ci è donato un tempo speciale -“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» – per lasciarci «riconciliare con Dio», cioè per “fare pace” con Dio così da “fare pace” anche con noi stessi e con gli altri. L’amore di Cristo infatti è così grande che da ‘peccatori’ ci rende giusti, “amabili”, ed è così smisurato, esagerato che ci avvolge, coinvolge, travolge e ci porta anche a riconciliarci coi i fratelli e le sorelle!
- RADUNATE IL POPOLO
Cosa dobbiamo fare? Il profeta Gioele, già al suo tempo diceva che non c’è tempo per indugiare, occorre ‘radunare tutto il popolo” per chiedere al Signore di manifestare ancora misericordia e compassione. Si tratta di mettersi in cammino per tornare a Dio! Lo slogan scelto da papa Francesco nel messaggio scritto per la quaresima è “camminiamo insieme nella speranza”. Mettiamoci in cammino tutti! Dice il profeta: “chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sua sposa dal suo talamo…tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore”, ma non per assolvere pratiche religiose esteriori, bensì per “lacerarsi il cuore”
Come dire ben vengano le pratiche di pietà come preghiere, digiuni, ma solo se esprimono l’umiltà della fede e segno di un cammino di cordiale ritorno a Dio.
E’ un ‘camminare insieme’, un “cammino sinodale”, come ormai da tempo ed in maniera insistente ci sta richiamando la Chiesa. A volte sembriamo figli dispersi, separati da Dio e tra noi a causa del peccato, occorre innanzitutto vivere una rinnovata esperienza di fede, all’insegna della fraternità della comunità, e da molti divenire uno. Scrive papa Francesco: “Camminare insieme significa essere tessitori di unità, a partire dalla comune dignità di figli di Dio (cfrGal3,26-28); significa procedere fianco a fianco, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o si senta escluso. Andiamo nella stessa direzione, verso la stessa meta, ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza” (Messaggio per la quaresima 2025).
- IL PADRE TUO È NEL SEGRETO
Andiamo insieme verso il Padre pregando, digiunando e vivendo “l’elemosina” come ci ha ricordato la pagina del vangelo che abbiamo ascoltato. La preghiera ci richiama la necessità della fede, l’elemosina l’importanza della carità e il digiuno la virtù della speranza. Chi digiuna, nel segno di una sobrietà non soltanto alimentare, fisica ed esteriore, ma come riflesso di un atteggiamento tutto interiore e spirituale di libertà, ripone la sua fiducia in Dio e nella sua promessa: la vita eterna! Ecco allora che nasce la speranza e ritroviamo, dentro un cammino insieme ed impegnativo, la dimensione della festa, dice infatti Gesù: «quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano». Si digiuna con gioia e con semplicità, come pellegrini di speranza.
Vorrei concludere con un suggerimento di papa Francesco: “Sarebbe un buon esercizio quaresimale confrontarsi con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino e lasciare che ci coinvolga, in modo da scoprire che cosa Dio ci chiede per essere viaggiatori migliori verso la casa del Padre. Questo è un buon “esame” per il viandante”. Mi è capitato di leggere un articolo che riportava un fatto di cronaca riguardante un migrante che, con un particolare trauma derivante dall’aver vissuto la tragedia della rotta balcanica ed esasperato da situazioni difficili a livello lavorativo e per i documenti, qualche giorno fa ha dato in escandescenza all’interno della caritas diocesana. Lo sguardo mi è andato sui commenti, che solitamente non leggo, ma dopo qualche riga ho dovuto smettere preso da un senso di nausea per tanta cattiveria, pregiudizi e soprattutto ignoranza!!! Quanta diversità di giudizi con fatti di violenza, risse, che avvengono in centro di città con protagonisti i nostri poveri ragazzini, lasciati a loro stessi? Come sarebbe bello digiunare da parole, frasi, gesti che mostrano a volte una vera povertà a livello umano ed intellettuale! Il mondo non ha bisogno di altre ‘cattiverie”!